A PASSO D’UOMO
(Drammatico / 2023 / Francia / 95')
Venerdì 15 dicembre – ore 20.30
Serata organizzata in collaborazione con CAI Sezione di Schio. Sarà presente in sala l’Architetto Renzo Priante membro dell’Associazione Cammini Veneti
Ingresso prezzo ridotto per soci CAI
Pierre è uno scrittore che nei suoi libri ha descritto spesso considerazioni sui suoi viaggi. Una grave caduta lo blocca a lungo in un letto d’ospedale da cui si ripromette, qualora ne uscisse ancora in grado di deambulare, di compiere un’impresa. Intende camminare per circa 1300 chilometri attraversando la Francia percorrendo vie e sentieri poco o per nulla praticati.
Chi, anche se non ne ha letto i libri, ha visto Il leopardo delle nevi conosce infatti Tesson per averlo visto, in compagnia del co-regista e fotografo naturalista Vincent Munier riflettere e osservare con rispetto l’ambiente naturale a 5000 metri d’altezza sull’altopiano tibetano in inverno. Già in quel documentario si poteva notare come la parola, scritta e detta, fosse affidata a lui che elaborava un diario di quell’esperienza. Con 20 fratture distribuite in varie parti del corpo in seguito a una bravata realizzata dopo una serata alcolica, bloccato per due mesi in un letto, Tesson si è detto, come afferma in un’intervista “Come ho potuto buttare via il mio tempo? Non devo dimenticare che ci sono il sole e il vento. Non devo dimenticare di vivere”. Ecco allora che Denis Imbert trova in Jean Dujardin l’interprete giusto per fare proprio da tutti i punti di vista questo bisogno che cerca una concretizzazione. L’attore francese dimostra ancora una volta il proprio consapevole eclettismo consegnandoci un essere umano in cammino che, tappa dopo tappa (ognuna delle quali definite da una sovrascritta), mentre procede con passi a volte stentati e con dolori che si riacutizzano per poi comunque venir dominati dalla volontà, compie anche un percorso nel passato. Rivede infatti il se stesso di prima scoprendone anche i lati meno piacevoli mentre intanto compie incontri ognuno dei quali gli lascia una sensazione in più. Se la giovane donna in un alpeggio disposta ad ospitarlo gli fa pensare per un attimo (si tratta di uno sguardo) di poter essere ancora un seduttore, un monaco, mostrandogli una scultura in pietra, gli trasmette l’idea che materia e spiritualità non debbono essere necessariamente considerate in contrasto. Viene così evidenziato il fil rouge del film: un corpo segnato dal dolore che cerca le ragioni profonde dell’esistere attraverso un contatto con la Natura che la cosiddetta ‘civiltà’ sta rendendo sempre meno presente.
Giancarlo Zappoli, www.mymovies.it