BANGLA
03, 04, 05 dicembre
Phaim è un giovane musulmano di origini bengalesi nato in Italia. Vive in famiglia a Torpignattara, quartiere romano multietnico, lavora in un museo e suona in un gruppo. Proprio in occasione di un concerto incontra Asia. Tra i due scatta l’attrazione e Phaim dovrà cercare di capire come conciliare il suo amore con la prima regola dell’Islam: la castità prima del matrimonio.
Scheda tecnica
Titolo Originale
Bangla
Regia
Phaim Bhuiyan
Paese, anno
Italia,2018
Genere
Commedia
Durata
94’
Sceneggiatura
Phaim Bhuiyan, Vanessa Picciarelli
Fotografia
Simone D'Onofrio
Colonna sonora
Dario Lanzellotti
Montaggio
Roberto Di Tanna
Interpreti
Phaim Bhuiyan, Carlotta Antonelli, Sahila Mohiuddin, Rishad Noorani, Fabian Durrani
Recensione
“Bangla” parte dal vissuto di Phaim Bhuyian, classe 1995, per farsi racconto popolare attraverso il cinema, commedia autoironica di un microcosmo romano fluidificatosi nelle arterie della Capitale in un intreccio di religioni, culture e tanti altri termini ombrello che potrebbero venire in mente.
Phaim, bangladese, incontra Asia, italiana, se ne innamora ma non potrebbe: l’Islam, la famiglia, le diverse concezioni di come l’incontro e l’amore si sviluppano verso il passaggio alla vita adulta. “Bangla” parte da questi temi senza pretendere mai di rispondere, prediligendo il confronto. Chiarissimo fin dai toni, il film di Bhuyian, che scherza dell’italiano, del bangladese e soprattutto dei nati della seconda/terza generazione. La generazione divenuta cittadina ancora attraverso uno ius soli limitato.
“Bangla” diventa esemplificazione generazionale e anche subculturale, con quell’approccio stereotipico dell’hipster, delle famiglie alternative, dei punkabbestia, della musica indipendente. Scrittura che calza alla commedia dei localismi inseriti nello scenario urbano poiché non chiusa in se stessa ma trasversale, nazionale soprattutto nel suo particolare. S’intravede un cinema della distinzione prima che delle differenze o dell’adombrante concetto di multiculturalità.
Il divertimento dietro alle battute nasconde un film che nasce dal privato (la madre del protagonista è proprio quella di Bhuyian) e che parla al pubblico col linguaggio acerbo ma ficcante di un giovanissimo. “Bangla” appare appunto il film di un ventenne sui ventenni, che prende a braccetto la generazione nata nei Novanta per descriverla all’interno di dinamiche globalizzate e in corso di stabilizzazione. La vita in Italia diviene dunque un eterno passaggio, un “forse” che dovrebbe condurre a Londra, ipotetica meta finale di questa condizione sospesa tra regole religiose e nuove spinte sociali.
L’amore di Phaim per Asia sollecita il parallelismo con l’amore di Bhuyian per l’audiovisivo: nasce come una sfida su YouTube tra videoclip ed esperimenti, continua in televisione e infine trova la sua collocazione al cinema. Una spinta crescente che brucia le tappe perché pronta a concretizzarsi. Mostrare, per il giovane regista di Torpignattara, diviene raccontare di sé con un naturalissimo approccio al mezzo. La commedia non scade nelle sole gag da siparietto, ma riflette una condizione filtrando. Alleggerendo.
Forzature ce ne sono, ma connaturate al risultato del cinema di una periferia che partecipa del racconto, anzi ne è l’autrice stessa.
“Bangla” regala anche una sentita progressione del racconto, fatto di piccole e conclusive microstorie. A risuonare più forte però è la contaminazione culturale che viene dal basso, come l’opera di street art che si completa tanto più è Phaim a completarsi, o ancora le musiche di Bob Corn suonate tra una veranda e un marciapiede delle serate romane.
Fonte: Ondacinema