C’È ANCORA DOMANI
(Drammatico / 2023 / Italia / 118')
Sabato 02 dicembre – ore 18.00
Domenica 03 dicembre – ore 20.30
Comincia con uno schiaffo, finisce in mezzo a una folla numerosissima. Il primo film da regista di Paola Cortellesi è più che convincente proprio per come ricostruisce nel dettaglio l’atmosfera dell’Italia del dopoguerra sottolineata dal bianco e nero della fotografia di Davide Leone. Segue con complicità la sua protagonista, interpretata dalla stessa Cortellesi, il suo sguardo basso spesso sottomesso, spesso rassegnato. Ma Delia ogni tanto la testa la alza anche quando sta per essere picchiata dal marito, quando trova in Marisa lo stimolo per una vita diversa e soprattutto in quella lettera, prima gettata, poi recuperata.
C’è ancora domani è un film che ha un sorprendente equilibrio perché non vuole farsi piacere a tutti i costi. Quello che conta prima di tutto è la voglia di raccontare una storia che chissà da quanto tempo Cortellesi aveva in testa. E una delle principali qualità del film è già nella sceneggiatura scritta dalla stessa regista assieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda che già aveva mostrato un’ottima capacità nella descrizione approfondita dei caratteri negli script, per esempio, dei film scritti per Riccardo Milani tra cui soprattutto Come un gatto in tangenziale e il sequel proprio per i continui rimandi alla ‘commedia all’italiana’. Ed è da quelle parti che il film guarda proprio per il modo in cui approda felicemente nelle zone di un umorismo nero evidente nella descrizione e nei volti delle vicine di casa, quasi reincarnazione di ‘nuovi mostri’ in particolar modo il personaggio di Elvira. Ma riesce anche ad essere irresistibile con la figura della donna anziana venuta a piangere alla veglia funebre ma nessuno sa chi è che sembra uscita da un film di Carlo Verdone. C’è ancora domani è pieno di affascinanti contrasti come quello tra la scritta del titolo del film in apertura che sembra arrivare dal cinema anni ’40 e il ralenti successivo. Una specie di Neorealismo rock che racconta con passione e amarezza la condizione della donna costretta a vivere in un ambiente, anche quello fisico della casa, che sembra una galera. La consapevolezza è già in quegli sguardi tra le porte tra Delia e la figlia Marcella. C’è un momento in cui il fidanzato della ragazza le afferra la gola e Delia rivede forse tracce di un suo passato. In parte è la risposta italiana ai film britannici sui diritti femminili come Suffragette e We Want Sex. Il primo più evidente in quanto condivide il tema del diritto del voto alle donne, l’altro più periferico ma ugualmente importante sulla parità di retribuzione sul lavoro. C’è una scena infatti in cui Delia chiede a uno dei suoi datori di lavoro perché un ragazzo appena assunto già guadagna più di lei. E lui gli risponde: “Quello è omo, no?”. Pero C’è ancora domani è più bello di tutti e due. C’è la realtà ma ci sono anche i sogni. Un’improvvisa danza musical con il marito interpretato da Valerio Mastandrea o la macchina da presa che gira attorno a Delia e Nino sulle note di M’innamoro davvero di Fabio Concato. Tutti slanci visionari fino a un finale trascinante. E l’archivio della storia vera nei titoli di coda (il primo voto delle donne nel 1946) si confonde con quelle immagini. Lo sguardo di Delia non è più basso. E ora non indietreggia ma guarda e cammina avanti.
Simone Emiliani, www.sentieriselvaggi.it