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DOWNTON ABBEY II. UNA NUOVA ERA

un film di Simon Curtis
Sabato 07 Maggio - ore 20.00 Domenica 08 Maggio - ore 16.00, 18.30 e 20.45* * Spettacolo in Versione Originale Sottotitolata in italiano

Violet Crowley, contessa di Grantham, riceve un’inaspettata eredità: un aristocratico francese le ha lasciato una villa in riva al mare, e Lady Violet decide a sua volta di girarne la proprietà alla nipote Sybbie. La moglie del conte francese vuole impugnare il testamento del defunto marito, ma buona parte della famiglia Crowley si trasferisce sulla Riviera su invito del figlio del conte, che invece è incline a rispettare la volontà del padre. Del resto è meglio che a Downton Abbey restino solo i domestici e Lady Mary, poiché all’interno della magione si girerà un film: e la servitù è molto eccitata dalla presenza di due divi del muto, Guy Dexter e Myrna Dalgleish. Il regista invece farà compagnia a Mary, il cui marito è ancora una volta ben lontano.

Recensione

È l’occasione per dare ancora una volta attenzione individuale a tutti i personaggi, e il regista Simon Curtis e lo sceneggiatore William Fellows mantengono quel magico punto di equilibrio fra sentimentalismo e ironia, tradizione e modernità, coerenza con i personaggi che il pubblico conosce a menadito e capacità di innovare il loro percorso. Alcune linee narrative sono particolarmente commoventi, e alcuni nodi verranno sciolti in modo del tutto congruente con le premesse, anche quelle seminate dal film precedente, oltre che dalla serie. Un’intuizione geniale è quella di ambientare a Downton Abbey un film nel film, il che dà adito ad una serie di battute sul modo in cui la recitazione veniva considerata in un’epoca in cui gli attori venivano seppelliti fuori dalle mura cittadine in segno di disprezzo, e apre la porta ad una sottotrama che è un esplicito omaggio a Cantando sotto la pioggia, e che riguarda il passaggio inevitabile del cinema dal muto al sonoro. Le dinamiche fra i personaggi sono perfettamente allineate a ciò che già sappiamo di loro, mentre la trasferta francese apre visivamente ad un orizzonte più ampio, pieno di aria e di luce, laddove gli interni ormai notissimi della magione rischiavano di soffocare la storia. E l’alternanza sapiente fra i due ambienti è l’occasione anche per un ironico confronto fra culture, sperando che la permalosità francese non susciti oltralpe una reazione offesa! Downton Abbey: Una nuova era sta molto attento a non commettere l’errore di riscrivere la storia in preda alla cancel culture, e sottolinea invece i confini angusti entro quali alcune figure – le donne, gli omosessuali, i servitori – erano costretti a muoversi, allo stesso tempo individuando nuove possibilità evolutive della società e dei costumi, e ridefinendo i ruoli di potere.Mary si conferma la delfina naturale di Lady Violet, Cora il sostegno indispensabile del tenero Conte Robert, Edith l’antesignana dell’affermazione professionale femminile (che però manca alle innumerevoli donne e ragazze assunte come domestiche e cuoche), Tom Branson un simbolo della possibilità di ascesa sociale e Thomas Barrow il portabandiera del rifiuto all’ipocrisia omofoba. Fra le new entry la più gradita è Dominic West nei panni del prim’attore Guy Dexter, una sorta di Clark Gable (inglese) antesignano della Golden Age hollywoodiana. La scenografia è come sempre impeccabile, i costumi (soprattutto quelli di Cora) da rubare, la recitazione di tutti gli attori eccezionale, con punte di diamante le decane del gruppo: da Maggie Smith a Imelda Staunton a Penelope Wilton. Certo, alcuni momenti coperti di melassa sono inevitabili, ma servono ad accompagnare quel tè inglese che per tradizione dev’essere “praticamente perfetto sotto ogni aspetto”.

 

Paola Casella www.mymoveis.it