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EASY. UN VIAGGIO FACILE FACILE

un film di Andrea Magnani

Giovedì 12 luglio - ore 21.30

Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)

In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.

Isidoro, da tutti conosciuto come Easy, è solo, con molti chili di troppo e depresso.

La sua carriera di giovane pilota di go-kart è stata interrotta quando ha iniziato a prendere peso tanto da non riuscire più ad entrare nell’abitacolo della macchina. E adesso eccolo qui: è tornato a vivere con la madre, dorme nella stessa cameretta di quand’era bambino e passa la giornata davanti alla Playstation, mangiando cibo dietetico.

Un giorno, il fratello più piccolo, uomo affascinante e di successo, gli offre un piccolo, semplice lavoro: trasportare la bara con il corpo di un muratore ucraino, dall’Italia a un piccolo villaggio dei Carpazi, in Ucraina. Ma tre giorni di viaggio in una terra sconosciuta possono essere più difficili di quanto ci si aspetti.

Scheda tecnica

  • Titolo Originale

    Easy. Un viaggio facile facile

  • Regia

    Andrea Magnani

  • Paese, anno

    Italia,2017

  • Genere

    Commedia

  • Durata

    91'

  • Sceneggiatura

    Andrea Magnani

  • Fotografia

    Dmitry Nedria

  • Colonna sonora

    Luca Ciut

  • Montaggio

    Luigi Mearelli

  • Interpreti

    Nicola Nocella, Libero De rienzo, Barbara Bouchet, Ostap Stupka, Veronika Shostak

Recensione

Un viaggio è sempre una storia vera, come ci insegna David Lynch. Una storia che ci dice solo verità, una storia che ci racconta un po’ tutto in rapporto a ciò che vogliamo sapere (cioè intesa anche come “l’intera storia”, in tutte le accezioni possibili del senso di una straight story, insomma). E un viaggio è naturalmente, oltre che una breve storia, qualcosa che ci illustra chiaramente il nostro grado di relazione con il mondo; questo, Easy lo inizia a comprendere fin da subito. Tenendo dunque conto della natura da road movie un po’ intimista, la cosa che colpisce di più del film di Andrea Magnani è come la posatezza e, per certi versi, l’eleganza della messa in scena, siano un qualcosa che si va formando pian piano che il film procede, che scorre, che, appunto, viaggia: un accumulo di piccoli dettagli che fanno del vagabondare di Isidoro e della sua condizione di trentenne disperato e perso nel vuoto, una situazione nella quale non è poi così facile identificarsi. Si configura quindi una commedia agrodolce, per asciuttezza quasi kaurismakiana, che delinea con grande sapienza una linea di demarcazione tra Easy e noi che lo osserviamo (non è un caso che la polarizzazione sia spesso spostata verso lo spettatore: egli conosce, della scena, più del protagonista, come quando i sottotitoli gli permettono di capire ciò che un personaggio ucraino sta dicendo). Ma è proprio questa la sua forza: una capacità di tenere ben serrato un distacco necessario a permetterci di poter osservare con più lucidità il mondo che Isidoro attraversa e che in qualche modo lo rispecchia; un’Ucraina post sovietica che riluce nella sua ruralità e il cui nome ha un preciso significato: “sul confine”. Un confine simile a quello sul quale si trova il nostro protagonista. E non stiamo parlando della dimensione geografica, ma bensì di quella esistenziale, che lo lascia in preda a un’incapacità di sostenere un futuro che si affaccia sì per tutti, ma che per lui è forse qualcosa di faticosamente sostenibile in quanto doppiamente sconosciuto. Perché una volta portata a termine la propria missione, il quesito che si pone è tra i più spietati dei nostri tempi: “e adesso che faccio?”