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FLOW

un film di Gints Zilbalodis
(Animazione / Belgio, Francia, Lettonia / 2024 / 84')

Sabato 11 gennaio – ore 16.00

In un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi, l’arrivo di un’inondazione costringe un gatto a mettersi in salvo su una barca, insieme a un variopinto gruppo di animali. Tra paesaggi di abbagliante bellezza e pericoli imprevisti, il viaggio farà capire a tutti che l’unione è la loro vera forza.

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Recensione

Se due indizi fanno una prova, allora è il caso di iniziare a parlare con i dovuti distinguo del lavoro del regista lettone Gints Zilbalodis . Salito alla ribalta nel 2019 – un “caso” al Festival di Annecy il suo film d’esordio Away, un’animazione digitale che aveva integralmente diretto, scritto, montato e musicato all’età di soli 25 anni – lo ritroviamo cinque anni dopo in Un Certain Regard con la vera gemma nascosta dell’intera selezione cannense.
Flow è, rispetto al precedente, un ulteriore passo in avanti: un film d’animazione parimenti autarchico (scritto in coppia però con Matīss Kaža) ma con un lavoro di regia straordinariamente maturo, dove l’eccellente fattura tecnica è tutt’una con una riconoscibile impronta stilistica.
Quello che colpisce non è tanto l’utilizzo della CGI in modo totalmente personale – allontanandosi così dai modelli artigianali dell’animazione d’autore – ma la capacità di trasformare l’economia dei mezzi produttivi in fattore poetico e fertilità creativa. La totale assenza di dialoghi, di appigli cronologici, di riferimenti letterari o cinematografici, e la compresente approssimazione mimetica, di figure abbozzate ma non sgraziate, conferiscono fascino e tratto identitario a quest’opera misteriosa.
Certo, l’inondazione a cui fa riferimento il titolo sembrerebbe il diluvio universale e la barca su cui viaggia per inerzia questa bizzarra compagnia di giro potrebbe essere l’arca di Noè. Ma le similitudini si spezzano nella totale assegna del fattore uomo o di un discorso smaccatamente escatologico.
Gli animali di Zilbalodis non sono antropomorfizzati come i personaggi della Disney. Restano animali, con i “caratteri” propri della loro specie. In Flow abbiamo un gatto – su cui converge evidentemente l’occhio del regista e inevitabilmente il nostro – un cane, un capibara, un lemure e una gru. Si ritrovano con le loro solitudini e il loro sguardo inane, sopravvissuti e diseredati in uno scenario da civiltà perduta.
Dove sono diretti? Non lo sappiamo noi e nemmeno loro. Il cammino sarà irto di prove e paure ma anche di stupore, enigmi, barlumi di coscienza primitiva. Zilbalodis utilizza l’animazione digitale alla sua massima potenzialità, lavorando sulla bellezza non estetizzante delle composizioni e sul dinamismo interno, attraverso la realizzazione di complessi ed eleganti piani sequenza che conferiscono al visivo un’insolita motilità. Un movimento che è anche traiettoria narrativa e itinerario di scoperta, in cui fiaba, tensione, commedia e avventura si combinano in modi sempre sorprendenti ed efficacissimi, senza perdere di vista il mistero attanagliato nello sguardo senza pregiudizio del gatto, a cui pian piano aderisce il nostro, come quella del bambino.
Flow fluttua nel tempo interiore dello spettatore come l’acqua increspata di un bene perduto. Una piccola onda con l’eco di tesori nascosti, tra gli scarti e le rovine di un silenzioso futuro.
Gianluca Arnone, cinematografo.it