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GIURATO N° 2

un film di Clint Eastwood
(U.S.A. / Drammatico / 114')

Sabato 30 Novembre – ore 18.30
Domenica 01 Dicembre – ore 16.00

Sulla soglia – letterale, domestica – tra vita privata e doveri comunitari si gioca moltissimo del cinema di Clint Eastwood: in ognuno di questi casi, di fronte al giudizio della nazione a fare la differenza è quel tentennamento che ci rende umani, quell’istante di smarrimento quella frazione di secondo in cui bisogna impugnare una posizione etica, un principio e un ideale più grandi.

Recensione

Ed è a tutti gli effetti un film “piccolo”, ma dove il grande regista rinnova la sua capacità sempre impressionante di lavorare di sfumature, di intendere cioè le scelte di fotografia e l’intero strumento del montaggio come puri elementi morali.
Ecco, Eastwood in carriera di processuali ne ha lambiti parecchi, il Justin di Nicholas Hoult, è il nostro conduttore falsato dentro la vicenda del film, e ogni elemento dell’immagine, la luce e l’ombra, sembra mutare seguendo le stesse oscillazioni con cui si rincorrono in noi le opinioni sul personaggio: Eastwood moltiplica gli “sdoppiamenti”, i ravvedimenti e i voltafaccia non solo in Justin ma nel procuratore distrettuale di Toni Collette, nel giurato-detective di JK Simmons (che personaggio incredibile, il poliziotto in pensione diventato fioraio insieme alla moglie mai in scena ma sempre interpellata, come la moglie di Colombo…), nella consorte del protagonista… in fin dei conti, più che il verdetto di colpevolezza o innocenza dell’imputato, qui – come sempre in Eastwood – importa capire se fidarsi o meno del nostro eroe (costantemente dipinto come premuroso, generoso, altruista, attento al prossimo), della promessa che ha fatto alla sua famiglia e a se stesso, se abbia tentennato o meno davanti a quel drink (tutti i flashback del film non sono mai chiarificatori né risolutivi).
La responsabilità del singolo nei confronti del sistema tutto e del suo nucleo familiare, il peso della verità e l’impossibilità di stabilirne una versione univoca e universale, il destino che ci mette di fronte alle scelte più abissali: a 94 anni Eastwood gira un compendio della filosofia che ha innervato le sue parabole per 50 anni, un apologo in realtà molto meno “innocuo” di quanto possa lasciar pensare l’andatura compassata dell’opera – in questa galleria di ritratti di variopinta umanità di provincia e pregiudizi connessi, il peccato peggiore di tutti resta comunque quello della neutralità, dell’imparzialità, dell’indifferenza.Serghio Sozzo, www.sentieriselvaggi.it