GOTICO PADANO
(Italia / Documentario / 75')
Venerdì 03 maggio – ore 20.30
Saranno presenti in sala i registi del film
La casa dalle finestre che ridono, diretto da Pupi Avati nell’ormai lontano 1976, è un film importante e originale, capace di creare una sorta di piccolo sottogenere, successivamente definito come gotico padano, per le sue particolari caratteristiche. Nel corso degli anni il suo fascino non è diminuito e anzi il suo mito, se vogliamo così chiamarlo, è aumentato proprio per la forza e la singolarità dei concetti e delle idee alla base del film. Uno di questi è l’avere un protagonista, quel Buono Legnani “pittore delle agonie”, che è in sostanza invisibile, nel senso che pervade tutto il film e gli dà significato, ma in pratica non è presente, vera personificazione del mistero, con le suggestioni che induce e le inquietudini che provoca.
Recensione
In questo particolare documentario, l’azione si sviluppa su due direttrici principali.
Da un lato gli autori Roberto Leggio e Gabriele Grotto si mettono in viaggio alla ricerca dei luoghi dov’è stato girato il film per rivisitarli, ma soprattutto si mettono sulle tracce proprio di Buono Legnani per scoprire se è esistito veramente o se magari esiste ancora. Dall’altro, critici, scrittori e appassionati ci parlano del film, dell’impatto che ha avuto su di loro e ci descrivono in modo puntuale che cosa è il gotico padano edificato da Avati proprio con questo film.
La critica cinematografica Daniela Catelli è molto precisa nell’identificarne le caratteristiche principali, ma restano molto significative le parole di Claudio Bartolini, profondo conoscitore della materia, che ci ricorda che in sostanza “il gotico padano è Pupi Avati”. Avati, un regista assolutamente singolare nel presentare un’autorialità cinematografica multiforme che lo vede, in un contesto generale della sua filmografia dedicato a tutt’altro genere di opere, tornare all’horror, anzi al suo gotico padano, con cadenza curiosamente decennale (e speriamo che rompa questa temporalità per regalarci quanto prima il successore a Il signor diavolo).
Non mancano, in questo film, le dichiarazioni dello stesso Avati che danno conto dell’origine delle paure infantili che lo hanno “informato” e formato: senza necessariamente alimentare la leggenda, le parole di Avati testimoniano la genuinità e anche la genialità dell’ispirazione, in modo saggio e semplice, molto diretto e chiaro.
Man mano che si compie il percorso critico e “geografico” di ricerca sul gotico padano e su Buono Legnani, il film tende sempre più a trascendere la sua natura documentaristica per cercare di catturare il mito e sviluppare il mistero concludendosi su note macabre di ambiguo fascino. Un film, quindi, nel complesso interessante che tende a perpetuare l’aura leggendaria de La casa dalle finestre che ridono e, soprattutto e meritoriamente, a stimolare nuove visioni.
Rudy Salvagnini, www.mymovies.it