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HOSTILES – OSTILI

un film di Scott Cooper (U.S.A. / 2017 / Western / 127')

sabato 07/04 - ore 20.00
domenica 08/04 - ore 18.00 e 20.30

Prezzi riservati ai Soci
Intero: 6,5 euro
Ridotto: 5,5 euro (over 65 anni, under 14 anni)

Prezzi al pubblico
Intero: 7 euro 
Ridotto: 6 euro (over 65 anni, under 14 anni)

Recensione

Un western-collage
Se il western classico fondava la sua forza narrativa e visiva sul mito della frontiera, il western contemporaneo si fa forte dell’immaginario e dell’iconografia del suo predecessore, che è diventato esso stesso mito, esso stesso fonte di altre storie.

Il western del XXI secolo è, in sostanza, non un’immagine della realtà, non una messa in scena dei racconti e delle vicende storiche, ma una rielaborazione del già immaginato e del già figurato: un collage emotivo di azioni e reazioni già cinematograficamente interiorizzate. Hostiles – Ostili di Scott Cooper è tutto questo e non molto di più.

Il capitano Blocker, interpretato da Christian Bale, ha lottato per lunghi anni contro gli indiani e la ferocia degli scontri, la perdita dei suoi migliori soldati ed amici, lo ha reso un uomo duro e risoluto, la cui morale è talmente relativizzata dagli ordini dei superiori da aver perso ogni traccia di individualità e ogni libertà di giudizio. Quando gli viene affidato il compito di scortare nelle sue terre d’origine, assieme alla sua famiglia, un vecchio capo cheyenne prigioniero e malato, suo diretto antagonista in molte battaglie, Blocker prova ad opporsi, ma l’odio per il nemico non è più forte del senso del dovere e, scelta la sua squadra, parte verso le grandi pianure del Montana.

Lungo il percorso vengono più volte attaccati da una banda di violenti comanche e da incauti cacciatori: la difesa verso un nemico comune rende necessaria una collaborazione tra soldati e cheyenne che genera pian piano fiducia e stima e infine amicizia.

L’affrettarsi dei tempi e un esito così calcolato da risultare atteso e prevedibile smorza la tensione che tiene bene in piedi la prima ora del film, così se il fascino delle immagini resta, l’ennesima apparizione dei nemici all’orizzonte sa di testarda reiterazione di uno strumento narrativo, quello del nemico, che sarebbe stato meglio dosare.

È vero che il progressivo manifestarsi del nemico, dal selvaggio comanche fino al proprietario terriero bianco e fiero di essere bianco, è un chiaro invito a equiparare i nostri giudizi – le brutture, le violenze, le stragi, sono state operate su entrambi i fronti, questo è risaputo – e a cercare sempre più l’antagonista in noi stessi, ma è qui più evidente l’artificio del significato e Hostiles ne risulta appesantito.

L’episodio più interessante e anche il personaggio più originale è quello di Rosalie Quaid, merito di Rosamund Pike che l’ha reso accattivante e vitale. La famiglia di Rosalie è stata sterminata dai guerrieri comanche e la donna stravolta, unica sopravvissuta, viene trovata da Blocker nella sua casa incenerita, assieme ai corpi dei suoi cari, col piccolo figlioletto morto tra le braccia. Blocker se ne prende cura, rivelando la sensibilità del suo personaggio, ma il loro amore, solo accennato, resta in ombra e non riesce ad essere la forza del film.