I MISERABILI
31 marzo - 01, 02 aprile
Montfermeil, periferia di Parigi. L’agente Ruiz, appena trasferitosi in loco, prende servizio nella squadra mobile di polizia, nella pattuglia dei colleghi Chris e Gwada. Gli bastano poche ore per fare esperienza di un quartiere brulicante di tensioni tra le gang locali e tra gang e forze dell’ordine, per il potere di dettare legge sul territorio. Quello stesso giorno, il furto di un cucciolo di leone dalla gabbia di un circo innesca una caccia all’uomo che accende la miccia e mette tutti contro tutti.
Scheda tecnica
Titolo Originale
Les misérables
Regia
Ladj Ly
Paese, anno
Francia,2019
Genere
Drammatico
Durata
102'
Sceneggiatura
Ladj Ly, Giordano Gederlini, Alexis Manenti
Fotografia
-
Colonna sonora
-
Montaggio
Flora Volpelière
Interpreti
Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djebril Zonga, Issa Perica, Al-Hassan Ly
Recensione
L’integrazione non ha posto nella banlieue parigina. La vita ai bordi di Parigi è fatta di mondi che cercano di sfiorarsi senza scontrarsi: la polizia e la comunità, i giovani e gli anziani, i fratelli musulmani e i laici, i gitani e i neri. In questa polveriera di conflitti sopiti, Ladj Ly riprende un suo cortometraggio e lo amplia con Les Misérables, cercando un punto di vista interno ed esterno che possa rendere al meglio la complessità della situazione.
E proprio sul concetto stesso di focalizzazione e punto di vista si basa l’intero film, a partire dal racconto: un poliziotto torna nella grande città, viene inserito nella squadra che pattuglia la banlieue e impara a conoscere i personaggi che la popolano, i loro meccanismi di potere. Il furto di un cucciolo di leone dal circo porta la tensione al livello massimo di saturazione. Ly, assieme a Giordano Gederlini e Alexis Manenti, sceglie l’asse portante del poliziesco urbano (figlio della serie tv The Wire) e vi applica il suo apprendistato nel documentario dando vita a un film che è un’opera potremmo definire esemplare.
Innanzitutto perché trova, con un abilissimo lavoro di costruzione, l’equilibrio tra il coinvolgimento narrativo e l’approccio indagatore e “giornalistico”, ma soprattutto perché Ly attraverso un notevole lavoro della macchina da presa (fotografia di Julien Poupard) riesce a restituire sia il senso di realtà in divenire, colta nel suo farsi, sia la sensazione di uno sguardo più lungo, ampio e profondo: il drone, luogo comune di molto cinema contemporaneo, qui diventa un elemento essenziale allo sguardo del regista e al suo racconto, usato con grande intelligenza.
Altrettanto esemplare è la dimensione mitica che Les Misérables raggiunge grazie all’inserimento di elementi fiabeschi (il leone come simbolo di un’identità perduta e che si rispecchia nelle ambizioni dei personaggi) e in particolar modo al ruolo che assumono i ragazzi, esclusi tra gli esclusi, il cui grido di rabbia conduce al finale bellissimo, in linea con l’ispirazione di Victor Hugo che scrisse I miserabili proprio dove il film è ambientato. Il resto è una gestione dei tempi, dei ritmi, delle linee narrative, del movimento, dei personaggi e dei loro archi e di ciò che rappresentano quasi magistrale, che punta coraggiosamente e politicamente allo scontro: la maggior paura di chi il potere lo gestisce.
Emanuele Rauco mediacritica.it