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I PIONIERI

un film di Luca Scivoletto
(Italia / 2022 / Commedia / 86’)

23, 24, 25, 26 ottobre 2023

Comiso, 1990. Enrico ha 13 anni ed è cresciuto in una famiglia di ferventi comunisti. La sorella maggiore Chiara è riuscita a defilarsi, lui invece dovrà trascorrere le vacanze estive accompagnando di sezione in sezione il padre. Ma decide di fuggire insieme al suo migliore amico per rifondare il campeggio dei Pionieri, uno storico gruppo scout comunista, e a loro si unirà inopinatamente Vittorio Romano, il figlio bullo del fascista locale. Quando avvisteranno Margherita, una ragazza italoamericana fuggita da un campeggio per i figli dei militari di una base yankee della Sicilia meridionale, Enrico scoprirà anche l’amore.

Recensione

Uno spettro si aggira per la Sicilia, lo spettro del comunismo. Sicilia, 1990. Enrico ha un problema, il Partito Comunista Italiano. E un sogno: essere come gli altri. Figlio di un dirigente locale del partito e di una “comunista emozionale”, il dodicenne invoca per se, inutilmente, la triade del momento, quella che desiderano tutti i suoi coetanei: Reebok, Rambo e Nintendo, simboli di quel capitalismo e di quell’occidente USA che i genitori sentono ancora di dover tenere lontano nonostante il muro di Berlino sia già caduto e anche l’URSS non si senta tanto bene. Nella famiglia di Enrico sono vietate le cose di marca, i cartoni animati delle reti di Berlusconi, qualsiasi rapporto con scout e mondo cattolico. Il comunismo nel film dell’esordiente Scivoletto è pero solo uno spettro. Il fantasma inquieto di un grande ideale che è già passato e ormai non c’è più, se non nelle convinzioni di chi in quell’ideale ha creduto e per quell’ideale ha combattuto. Il fantasma di Enrico Berlinguer che il protagonista Enrico anche lui, vede ovunque e a cui chiede consiglio. Il fantasma del padre defunto e venerato del ‘piccolo Gramsci’ Renato, al quale il figlio ha dedicato un mausoleo pieno di memorabilia del vecchio PCI. È in uno dei polverosi giornali-cimelio di quella stanza che sembra ferma agli anni Settanta che Enrico trova l’idea per fuggire dalla prospettiva di un’estate con il padre in giro per le sezioni: rifondare i Pionieri, il gruppo degli scout comunisti, e scappare in montagna, concedendosi finalmente una vera vacanza. Ai due amici si uniscono, un po’ per caso, il figlio prepotente del capo missino del paese e una ragazzina della base NATO di Comiso, anche lei in fuga. Il merito di Scivoletto, è quello di aver voluto affrontare il tema da una prospettiva insolita e ancora poco sfruttata, quella dei ragazzi nati da genitori comunisti negli anni del crollo delle ideologie e del berlusconismo galoppante. E di aver saputo utilizzare bene l’arma dell’umorismo, l’unica possibile, che un po’ colpevolizza e un po’ assolve i poveri genitori rimasti ancorati all’ideale. Questi comunisti “che si sentono in colpa per tutto”, sempre in disaccordo, granitici solo quando si tratta di educare i ragazzi, appaiono più spaesati dei loro figli, alle prese come sono con la svolta di Occhetto e la fine dell’URSS. A salvarli sono proprio i figli. Nonostante la giusta insofferenza, nonostante la mossa eversiva della fuga, nonostante l’amore politicamente sbagliato per la ragazzina figlia dei ‘nemici’ americani, alla fine il piccolo Enrico riconosce, almeno in parte, la validità di quei valori: sente che qualcosa deve a quel partito “della classe operaia, degli intellettuali, dei grandi registi e dei cantanti pallosi”. Che forse si può essere “uguali, ma diversi” . Veder sventolate la bandiera rossa con falce e martello sulla base americana è per i coraggiosi pionieri una soddisfazione e un’emozione non da poco. E lo è anche per qualsiasi vecchio figlio di comunisti, allora coetaneo dei protagonisti e ormai in età per essere loro padre.
Gianluca De Santis, www.cinefiliaritrovata.it