IL CODICE DEL BOSCO
(Italia / 2025 / Documentario / 93’)
Venerdì 11 luglio, ore 21.30
In collaborazione con CAI Sezione di Schio. Biglietto ridotto Soci CAI
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno
al 1° piano di Palazzo Toaldi Capra, in Sala Affreschi.
La programmazione potrebbe subire variazioni.
Recensione
Una piacevole sorpresa, un documentario che concilia con il cinema, la natura e le idee del saper fare. Dopo l’anteprima internazionale al Trento Film Festival, arriva in tour nelle sale il documentario Il codice del bosco, girato in Val di Fiemme, a Costa Bocche, dopo la forte tempesta che tra ottobre e novembre del 2018 ha devastato il nord-est italiano. Tre anni dopo, nel 2021, Alessandro Bernard e Paolo Ceretto, raccontano l’uragano Vaia, che ha colpito come mai prima le Dolomiti e le Prealpi Venete, abbattendo circa 14 mila alberi. Questo disastro ha permesso il diffondersi di un insetto che ha fortificato la sua azione distruttrice anche grazie alla siccità seguente e alle piogge ininterrotte del 2022. Il codice del bosco sembra seguire le orme di certi autori come Michelangelo Frammartino ed anche Roberto Minervini. Due scienziati seguono e studiano il flagello della natura, che lascia i suoi segni come codici segreti da decifrare. Un mistero da svelare, un desiderio da rincorrere, tanto materiale girato che sembra provenire da stanze segrete o luoghi remoti. La magia del cinema si propaga per il bosco, sotto la pioggia battente, durante le notti insonni o nei momenti di stanca solo apparente. La scienza si mescola con gli antichi saperi e l’invisibile prevarica il visibile. Tecnologia e mito si rincorrono e si rotolano lunghe le spianate, come fossero un corpo unico e solidale, come fossero il genius loci che abita le terre selvagge della conoscenza più recondita. C’è una voce che fa eco, è la voce assordante del silenzio, della pazienza, del sapere attendere, degli sguardi attoniti rivolti alla scoperta. Alessandro Chiolerio è un fisico che conosce l’arte interdisciplinare della cibernetica della natura, tra fisica, nanotecnologia, biologia e robotica. Ha installato nel bosco i Cybertree, dispositivi da lui inventati, una chimera che unisce tecnologia e biologia per captare i segnali elettrici delle piante. Con lui c’è Monica Gagliano, che conosce la selva amazzonica e il bush australiano, etologa aperta alla bioacustica delle piante, a quel mondo dell’intelligenza della natura, in contrasto a quella artificiale, che comanda i processi di apprendimento, la memoria, la percezione. La linearità del documentario è sopraffatta inesorabilmente da qualcosa di più grande, inaspettato, davvero impossibile da prevedere. Ecco che, al centro del mondo, l’uomo è scalzato inesorabilmente dalle incalcolabili connessioni “Avatar”, incise dal più minuscolo divoratore della Terra.
Leonardo Lardieri, www.sentieriselvaggi.it