IL COLORE NASCOSTO DELLE COSE
28, 29, 30 novembre
Teo è un uomo in fuga. Dal suo passato, dalla famiglia di origine, dai letti delle donne con cui passa la notte e da cui scivola fuori alle prime luci del giorno, dalle responsabilità.
Il lavoro è l’unica cosa che veramente ama, fa il “creativo” per un’agenzia pubblicitaria e non stacca mai: tablet e cellulari lo tengono in perenne e compulsiva connessione con il mondo.
Emma ha perso la vista a sedici anni, ma non ha lasciato che la sua vita precipitasse nel buio.
O meglio, l’ha riacchiappata al volo, ha fatto a pugni con il suo handicap e l’ha accettato con la consapevolezza che ogni giorno è una battaglia.
Fa l’osteopata e gira per la città col suo bastone bianco, autonoma e decisa. Si è da poco separata dal marito e Teo, brillante e scanzonato, sembra la persona giusta con cui concedersi una distrazione. Per Teo, invece, tutto nasce per gioco e per scommessa, fino a quando…
Scheda tecnica
Titolo Originale
Il colore nascosto delle cose
Regia
Silvio Soldini
Paese, anno
Italia, Svizzera,2017
Genere
Drammatico
Durata
115’
Sceneggiatura
Davide Lantieri, Doriana Leondeff, Silvio Soldini
Fotografia
Matteo Cocco
Colonna sonora
Gianluigi Carlone
Montaggio
Michele Bertini Malgarini, Carlotta Cristiani
Interpreti
Valeria Golino, Adriano Giannini, Laura Adriani, Arianna Scommegna, Anna Ferzetti, Andrea Pennacchi, Beniamino Marcone, Mattia Sbragia, Valentina Carnelutti, Giuseppe Cederna, Roberto De Francesco
Recensione
L’amore impossibile supera le barriere, e abbraccia il diverso riscrivendo le regole della quotidianità. Bisogna cogliere ogni attimo, prima che fugga nel vento. La felicità è un sistema complesso, a volte indecifrabile. La cecità è un handicap, ma non una condanna. Si può continuare a vivere anche senza distinguere il blu dal rosso, il mare da una montagna. Ne Il colore nascosto delle cose vince il coraggio di un cinema che va oltre le apparenze, che sceglie di raccontare una favola nella tempesta di ogni giorno.
Il regista Silvio Soldini torna a occuparsi dei non vedenti dopo il documentario Per altri occhi. Con una sottile ironia scandisce la routine dei suoi protagonisti, e gira un film dal respiro europeo, più vicino alla Francia che all’Italia. Soldini mantiene la sua vena tragicomica e narra una storia tenera, profonda, che riesce a emozionare col suo stile sobrio. Non ci sono musiche improvvise e la macchina da presa evita i movimenti azzardati. Il colore nascosto delle cose segue una struttura lineare, senza sorprese, ma riesce comunque a coinvolgere. Forse avrebbe dovuto osare in po’ di più, evitando un finale molto classico. Ma il cuore batte lo stesso, forte.
Teo è un uomo pavido. È abituato a scappare dalle sue responsabilità e dai sentimenti. Lavora in un’agenzia pubblicitaria, è un creativo, un’artista, e passa dagli spot delle macchine a quelli delle luci a Led. Frequenta due donne diverse e non affronta il passato. Quando la madre lo chiama per un lutto in famiglia, lui si rifiuta di andare al funerale. Si inventa sempre qualche scusa, fino a quando conosce Emma, un’osteopata che cammina col bastone bianco. Un appuntamento al buio scatena la curiosità di Teo, che inizia a corteggiarla.
Emma “vede” con le mani, con il tatto, con i suoni che la circondano. L’apparire non determina le sue giornate, perché scava a fondo nell’essenza delle cose. Aiuta un’altra ragazza ipovedente insegnandole il francese e spronandola ad andare avanti, nonostante i suoi problemi. “Tutti i ciechi finiscono col diventare centralinisti. Non voglio più andare a scuola”, grida la liceale arrabbiata. Ma Emma, nella sua fragilità, può alleviare ogni pena, perché non ha ancora perso la speranza nel nostro mondo.
Il colore nascosto delle cose ha un’anima onirica. Sembra di rivedere il Bruno Ganz di Pane e tulipani, un uomo ombroso sull’orlo del suicidio, prima che un tornado in gonnella porti lo scompiglio nella sua esistenza. Gli antieroi di Silvio Soldini respirano, pulsano di vita e riescono a non affogare. I sogni si avverano, qualche volta, e il buio può risplendere se lo sguardo di chi ti sta vicino trasuda ancora di gioia di vivere.
(www.cinematografo.it)
Silvio Soldini
Nasce a Milano il 1° agosto 1958. A 21 anni Silvio Soldini lascia la facoltà di scienze politiche e si trasferisce a New York per studiare cinema. Torna a Milano nel 1982 dove inizia a lavorare come traduttore di telefilm americani e come aiuto regista pubblicitario. Realizzerà, nel 1990, il suo primo lungometraggio L’aria serena dell’ovest, in concorso a Locarno.
Autore colto e raffinato, di certo tra i più importanti di questi anni, Soldini ha dimostrato di trovarsi a proprio agio sia con film più impegnativi, come Brucio nel vento, Un’anima divisa in due e Le acrobate, che con commedie sentimentali e rocambolesche, come Pane e tulipani e Agata e la tempesta.
Il suo cinema si è sviluppato secondo una notevole unità tematica e formale: il semplice rigore della regia, la concezione del cinema come lente che legge la vita, la leggerezza del tocco, sono solo alcuni degli elementi che concorrono a definire lo stile mentre inquietudine e tensione a percorrere il cambiamento sono i temi forti che innervano le sue storie e i suoi personaggi.
Nel 2014 il documentario Per altri occhi – avventure quotidiane di un manipolo di ciechi ha vinto il Nastro d’Argento come miglior documentario.