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IL GRANDE SPIRITO

di Sergio Rubini (Italia / 2019 / Commedia / 113')

05, 06, 07 novembre

Tonino è un delinquente di lunga data, bistrattato dai suoi complici per un errore fatale del passato. Durante una rapina decide di riscattarsi rubando il bottino e scappando per i tetti di una città semideserta. Qui incontra Renato, uno strano individuo che sostiene di chiamarsi Cervo Nero, di appartenere alla tribù dei Sioux e che il Grande Spirito gli ha preannunciato che Tonino stesso è l’Uomo del Destino.  Nasce  tra i due un rapporto forzato dall’immobilità di Tonino a causa di una gamba rotta, nell’attesa di riuscire a seminare i suoi inseguitori e scappare in un posto esotico con la sua procace ex compagna Milena.

Scheda tecnica

  • Titolo Originale

    Il Grande Spirito

  • Regia

    Sergio Rubini

  • Paese, anno

    Italia,2019

  • Genere

    Commedia

  • Durata

    97’

  • Sceneggiatura

    Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini, Sergio Rubini

  • Fotografia

    Michele D'Attanasio

  • Colonna sonora

    Ludovico Einaudi

  • Montaggio

    Benni Atria

  • Interpreti

    Sergio Rubini, Rocco Papaleo, Bianca Guaccero, Ivana Lotito, Geno Diana

Recensione

Sergio Rubini torna in Puglia, con il suo dialetto, tra le strade di una Taranto semideserta in un’atmosfera da film western. Sullo sfondo l’Ilva fumante che colora di un inquietante grigio il cielo vermiglio della città al tramonto. Non ci sono i cowboy e gli indiani, né gli sceriffi e i fuorilegge in senso stretto ma i personaggi che si muovono in questa storia fatta di miseria ma anche di amicizia li richiamano in una chiara metafora della condizione di caos del presente. Rocco Papaleo alias Cervo Nero ha l’animo puro dei nativi d’America che vive su una terrazza fatiscente e sogna il Canada, i bisonti, la libertà dai bianchi colonizzatori e malvagi.

Quelli che hanno costruito, spazzando via i campi sterminati di verde, quella fabbrica portatrice sì, di progresso ma anche di morte. Nel cinico e avido Tonino vede, però, l’Uomo del Destino assediato dai suoi ex compagni, nascosto su un tetto di Taranto che si trasforma in un villaggio di poche anime, segnato da una continua e sanguinaria guerra fra bande e cani sciolti. Nel mezzo donne sfruttate e maltrattate da uomini violenti e lenoni in universo in cui non sembrano esserci diritti, in cui l’unica legge riconosciuta è quella della strada. Il Far West appunto.

Ma Il Grande Spirito è anche la storia di un’amicizia speciale, che può portare alla salvezza, alla redenzione. Un rapporto incarnato in quello inizialmente complicato tra Tonino e Renato: Sergio Rubini e Rocco Papaleo duettano perfettamente insieme. Una coppia ben assortita tra la tenera smemoratezza di Renato, un Papaleo sempre in parte – evidentemente a suo agio nei panni di Cervo Nero, un bambino troppo cresciuto, inadatto alla ferocia del mondo – e la crudezza e il sarcasmo sprezzante di Tonino, vecchio, sporco e cattivo. Così Renato è l’incarnazione degli Indiani d’America ai quali una vita serena e a contatto con la natura, liberi dalle logiche della “civiltà”, è stata negata, e Tonino è il bandito alla continua ricerca dell’oro, che rischia la vita per il vile denaro. Tra sparatorie all’ultimo sangue tra i tetti come in ogni western che si rispetti, Rubini riesce a concentrare l’attenzione anche sulla “spiritualità”, sul concetto di anima, sull’essenza vera della vita spiegata da un’anima fragile e autentica come quella di Renato. Un film perfettamente commentato dalla suggestiva colonna sonora firmata da Ludovico Einaudi.

Il regista, interprete sempre irresistibile con il suo colorito dialetto barese, concentra le scene nell’universo privato creato da Renato, lontano in parte dalle insidie del mondo esterno regalando una toccante favola western.

Caterina Sabato cinematographe.it