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IL QUADRO RUBATO

un film di Pascal Bonitzer
(Francia / Commedia - Drammatico / 91')

Sabato 10 maggio – ore 20.00
Domenica 11 maggio – ore 16.00, 18.00 e 20.30

«Autentico, rarissimo, confiscato dai nazisti a un collezionista ebreo, dato per perso e ritrovato là dove mai si poteva immaginare, in una casa di gente semplice, incredula di avere un simile tesoro» racconta Pascal Bonitzer. Ispirato a una storia vera, il film tiene il ritmo di una commedia gialla sullo sfondo seducente ma anche oscuro dei mercanti d’arte e delle case d’aste. «La pittura e il denaro come motore di narrativa sono due temi che mi affascinano — prosegue il regista francese —. L’idea di parlare del mondo dei banditori d’aste, raramente raccontato al cinema, mi è parsa seducente. E la storia rocambolesca dello Schiele ritrovato era quasi una sceneggiatura in sé». A fronteggiarsi nella vicenda da un lato l’astuto André Masson (Alex Lutz), squalo della casa d’aste Scottie’s con la complicità dell’ex moglie Bertina (Léa Drucker) e dall’altro il giovane Martin (Arcadi Radeff), la cui dirittura morale non viene meno davanti l’improvvisa prospettiva di una simile fortuna. «La sua scelta di non volere accampare diritti su un’opera sottratta da criminali nazisti e accontentarsi solo di una piccola quota lasciando il resto ai legittimi eredi è un segno di saggezza e onestà incomprensibili per chi del denaro ha fatto l’unico valore. Martin non vuole diventare ricco, non vuole sconvolgere la sua vita, tradire la sua classe sociale. Un po’ di soldi possono aiutare, troppi possono distruggere. È saggio e perbene, è l’eroe della mia storia. Una figura morale in un mondo cinico e disonesto. Un segno di speranza, che si può resistere alla tentazione della ricchezza esagerata».
Il prezzo dell’arte è un altro dei temi che entrano di lato nel film. «L’arte ha sempre un prezzo, ma non sono gli artisti a decidere il valore delle loro opere. La mercificazione dell’arte è diventata frenetica negli ultimi due secoli, affidata a personaggi spietati, a volte corrotti, a volte mafiosi. Pensiamo al Salvator Mundi attribuito a Leonardo, venduto per 350 milioni di euro a un principe arabo dopo esser stato acquistato per 1500 dollari a New Orleans. Non è il caso del mio personaggio, André Masson punta al valore commerciale dell’opera ma la apprezza anche dal punto di vista estetico».
Ma lei a un’asta c’è mai stato? «Mi è capitato di partecipare, e anche di andare al casinò. Amo la casualità, e in questa storia il caso ha un ruolo importante»
Giuseppina Manin, www.ilcorrieredelalsera.it

Recensione

Tutte le dinamiche famigliari verranno messe in discussione, e terranno tutti in sospeso per una lunga notte di attese e di riflessioni sul passato. Storia di una notte racconta le ricadute di un lutto terribile su un nucleo domestico e soprattutto su una coppia che non riesce a non trasformare il dolore in una serie di rinfacci. Basata sul romanzo “Nelle migliori famiglie” di Angelo Mellone, la sceneggiatura di Paolo Costella e Tania Pedroni esplora quel dolore trasformandolo in uno spazio vuoto che nessuno riesce a colmare, e che tiene separati gli uni dagli altri. La regia di Costella fa un notevole salto di qualità rispetto ai suoi lavori precedenti, cristallizzando visivamente la sofferenza della famiglia all’interno di scenari glaciali e allo stesso tempo bellissimi e restituendo quello stupore straniato che si può provare davanti ad un evento ingestibile. La dimensione surreale che Costella ha talvolta inserito nei copioni co-scritti con altri registi – pensiamo a L’ordine del tempo di Liliana Cavani o a Il primo giorno della mia vita di Paolo Genovese – funziona meglio con la sua direzione, perché raggela la tendenza al melodramma plateale. Storia di una notte assume a tratti i contorni di un trattato teorico sulla destrutturazione famigliare, anche se il suo cuore rimane profondamente legato alla dimensione umana (vedi anche il finale).
Paola Casella, www.mymoives.it