IL ROBOT SELVAGGIO
(Animazione / U.S.A. / 2024 / 101')
Sabato 07 dicembre – ore 16.00
Un robot di nome Roz si ritrova dopo un naufragio su un’isola remota e selvaggia, dove deve lottare per la sua sopravvivenza. Roz riesce ad adattarsi al nuovo ambiente e impara molto dalla fauna selvatica, instaurando un’amicizia con gli animali del posto, legando in particolare con un cucciolo d’oca rimasto orfano. Ben presto quello che era un luogo inospitale diventa la sua casa.
PASUBIO KIDS – Un viaggio educativo per grandi e piccini attraverso il cinema
Proiezioni, dialoghi e attività in collaborazione con Jonathan Cooperativa Sociale
Recensione
Essere genitori: forse il compito più complicato al mondo. Non solo nel nostro, ma anche in un futuro prossimo in cui gli esseri umani vivono all’interno di serre, mentre gli animali hanno preso possesso della terra emersa. Per svolgere i compiti più disparati, la Universal Dynamics ha creato dei robot tuttofare, i ROZZUM. L’unità 7134 però ha un destino diverso da quello dei suoi simili fatti di circuiti e metallo: a causa di un nubifragio, si ritrova su un’isola dove non c’è nessuna persona a poterle dare dei compiti. Fino a quando una piccola oca non la riconosce come mamma: la sua missione ora è nutrirla, insegnargli a nuotare e infine a volare.
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo illustrato di Peter Brown, Il robot selvaggio si contende il titolo di film di animazione più bello dell’anno con Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki. A dirigere c’è Chris Sanders, anche sceneggiatore, il cui stile è inconfondibile: il regista di Lilo & Stich è stato infatti anche autore dei più bei classici Disney anni ’90, da La Bella e la Bestia e Aladdin a Il Re Leone e Mulan. Con una scrittura brillante – e spesso spiazzante – Sanders è in grado di raccontare emozioni complesse bilanciando perfettamente senso dell’umorismo e dramma, rendendo così il film adatto sia ai più piccoli che ai grandi.
Il rapporto tra il robot Roz (così si fa chiamare dagli animali dell’isola) e l’oca Beccolustro diventa quindi l’occasione per esplorare il complesso legame che si crea tra genitori e figli. Un lavoro per cui nessun programma, per quanto evoluto, è pronto, perché, come si rende presto conto la protagonista, richiede improvvisazione, empatia, sacrificio. E, soprattutto, l’aiuto di più elementi: grazie alla volpe Fink, la “strana coppia” riesce infatti a integrarsi, non senza difficoltà, nella comunità. Non basta il nucleo familiare a crescere i piccoli: anche l’apporto dell’ambiente è fondamentale. Soprattutto quando, secondo i parametri prestabiliti dalla società, sia madre che figlio sembrano completamente inadatti alla vita. Sia Roz che Beccolustro hanno delle difficoltà, ma, insieme, riescono a trovare un modo, per quanto stano e unico, di sopravvivere. Come si capisce se si ama qualcuno? Chiede una sempre più emotiva Roz a Fink. Una risposta razionale e logica non c’è ma, come dice la volpe, se lo sai lo sai: l’importante è dire a quella persona che le vuoi bene.
Il robot selvaggio è un viaggio avventuroso e commovente, divertente e di una bellezza abbagliante: l’animazione, a metà tra computer grafica e disegno a mano, dona calore a ogni singolo personaggio, rendendo impossibile non empatizzare con le loro storie, che sia quella del minaccioso orso grizzly Spina o della mamma opossum Codarosa. Ci volevano un’oca e un robot per mostrare come la gentilezza possa essere non soltanto uno strumento migliore per educare qualcuno rispetto alla violenza, ma anche una strategia di sopravvivenza molto più vantaggiosa. E più umana.
Valentina Ariete, Cinematografo.it