IL TEOREMA DI MARGHERITA
(Francia-Svizzera / Drammatico / 112')
Sabato 06 aprile – ore 20:00
Domenica 07 aprile – ore 16.00, 18.15 e 20.30*
* Spettacolo in Versione Originale Sottotitolata in italiano
Il teorema di Margherita comincia con un’intervista. Una studentessa pone delle domande a Margherita, dottoranda alle prese con la sua tesi di matematica. “Indossi delle pantofole perché la Scuola Normale Superiore è come fosse casa tua?”. “No, perché sono comode”, le risponde Margherita, gelida. Il grande giorno della presentazione dei primi risultati della sua ricerca si avvicina. Proprio quando sembra andare per il meglio, tutto comincia ad andare in pezzi. Il suo professore è concentrato sull’arrivo di un nuovo dottorando da Oxford e proprio questo fa saltare l’intera tesi di Margherita, notando davanti a tutti un’imprecisione che invalida la dimostrazione e di conseguenza il lavoro di tre anni. Le viene consigliato di cambiare la tesi e relatore. “È una catastrofe”, si dice Margherita. Non può subito intuire che proprio questa débâcle sarà il punto di svolta della sua vita. Infatti, è proprio la crescita della protagonista il centro del film diretto da Anna Novion, presentato nella sezione Special Screenings dello scorso Festival di Cannes e vincitore del premio César a Ella Rumpf come miglior attrice esordiente.
Il teorema di Margherita è un racconto di formazione a tutti gli effetti, che segue la fuoriuscita da un guscio che da rifugio si è trasformato in trappola. Margherita è impaludata nelle sue certezze e proprio questo evento negativo la tira fuori dal pantano e la getta nel mondo. Proprio il contatto con quest’ultimo, con tutta la sua portata emotiva e a tratti irrazionale, a cambiarla nel profondo. La deviazione dal percorso prefissato diventa un’occasione per un nuovo punto di vista sul proprio cammino, per rivalutare la propria posizione e affrontare meglio lo stesso cammino. Lasciarsi andare per ritrovarsi.
Recensione
Così, Margherita acquisisce nuove sicurezze e con esse nuove libertà. Comincia a vivere Parigi insieme alla sua nuova coinquilina, una ballerina che vive di espedienti, e ad aprirsi a quel lato irrazionale della vita. “Non c’è spazio per le emozioni nella matematica”, le ripeteva spesso il suo professore, cercando di non vedere il suo stesso limite, così ossessionato dalla sua sfida contro l’ignoto. Margherita si divincola tanto dalle dinamiche di potere legate ai personaggi del professore e della madre, scegliendo infine il suo percorso.
Non si può dire propriamente lo stesso de Il teorema di Margherita, la cui messa in scena e scrittura sembra non perdere mai il controllo. Non deraglia insieme alla protagonista, non intraprende nuovi percorsi senza uscire dalla zona di comfort di un seppur buono coming of age. La macchina da presa sembra un amico invisibile, una presenza simpatetica che le sta a fianco e la accompagna alla scoperta di nuove esperienze, mantenendo al contempo una certa distanza e con essa il mistero dei suoi personaggi, sorretti da ottime intepretazioni. Eppure, tutto sembra tornare, calcolato chirurgicamente per essere un racconto efficace. L’abbraccio finale nel quale si sciolgono i nodi di Margherita diventa, allora, più che una chiusura, un punto di partenza. Tanto per Margherita, quanto per il cinema di Anna Novion.
Riccardo Baiocco, www.sentieriselvaggi.it