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IL TOFU DEL SIGNOR TAKANO

un film di Mitsuhiro Mihara
(Giappone / 2023 / Commedia / 119')

20, 21, 22, 23 gennaio

Premio del Pubblico e Premio del Pubblico Online Far East Film Festival di Udine 2024

Tatsuo è un anziano produttore di Tofu. La sua artigianalità è riconosciuta in tutto il paese: il suo tofu non ha rivali. Nonostante questo, però, non si piega ai sistemi di commercializzazione che vorrebbero immettere il suo prodotto in un mercato a larga scala e lo vende solo ed esclusivamente a un piccolo supermercato locale. Sua figlia Haru lo aiuta a mandare avanti il negozio, vendendo tofu e latte di soia ai clienti più affezionati. Mentre trascorrono i loro giorni serenamente, Tatsuo inizia a preoccuparsi che sua figlia rimanga sola dopo la sua morte.

Recensione

Trionfatore della 26esima edizione del Far East Film Festival, il lavoro dell’esperto Mitsuhiro Mihara rielabora su toni più lievi uno dei generi più amati del cinema giapponese, ossia quello shōshimin-eiga, che tratta di storie dedicate al lavoro, alle vite e ai dolori della piccola borghesia – spesso in Occidente denominato con la locuzione pseudo-giapponese shomin-geki.

Tatsuya Fuji (il protagonista del leggendario Ecco l’impero dei sensi di Nagisa Ōshima) interpreta con perizia il signor Takano, uno stereotipo del cinema giapponese, ossia il patriarca testardo e scorbutico ma, al contempo, onesto e puro nei suoi sentimenti. Il suo rapporto silenzioso e intimo con la figlia Haru è chiaramente esemplato sul modello dei classici di Yasujiro Ozu.

Mihara lavora all’interno di uno schema narrativo altamente codificato e convenzionale, così come la sua messa in scena si inserisce in un canone che rappresenta lo stile piano e disciplinato di molto cinema giapponese sulla classe media. Il tofu del signor Takano esplora i temi tradizionali dello shōshimin-eiga relativi al rapporto tra padri e figli o, più in generale, tra generazioni diverse. Da una parte c’è il tentativo dei (più) giovani di fondere gusti e istanze diverse in una società giapponese sempre più globalizzata, dall’altra Takano e la fedeltà assoluta alla tradizione e la custodia della memoria di un secolo, il Novecento, che si sta allontanando. Il tofu del signor Takano è un film nostalgico senza esserlo mai davvero, perché Mihara è abile a non idealizzare il passato, sottolineando la vitalità e le sorprese offerte dall’adattamento al presente.

Tale esplorazione è collocata dal regista in un contenitore formale che incrocia due universi cinematografici: uno è dedicato al cibo giapponese che da Tampopo (Jūzō Itami, 1985) in poi rappresenta quasi un sottofilone e che negli ultimi anni ha avuto una più larga diffusione grazie alle acquisizioni di alcune serie da parte di Netflix: in un genere che potremmo definire feel-good food dramedy, ricordiamo Midnight Diner, Samurai Gourmet e Makanai – quest’ultimo è un coming of age interamente girato da Hirokazu Kore’eda. Un secondo riguarda la precisa ambientazione di Onomichi, città della prefettura di Hiroshima situata sul litorale del mare interno di Seto e pertanto molto caratteristica, celebre set della parte finale di Viaggio a Tokyo di Ozu (e heimat di molte opere del grande e sottovalutato Nobuhiko Obayashi, nato proprio a Onomichi). Mihara quindi lavora su una regia che all’interno del negozio di Takano osserva con circospezione documentaria la sapienza artigianale del maestro che ogni mattina si sveglia all’alba iniziando la lavorazione dei fagioli di soia, concludendo con l’estrazione del latte di soia e la cagliatura del tofu. La regia si concentra sui piani di insieme, dove padre e figlia si prendono una pausa, e sui dettagli del tofu, tagliato, soppesato e assaggiato, in una silenziosa liturgia di cui si percepisce il riverbero sensoriale. Dall’altra c’è un lavoro iconologico che tende a una riproduzione meno radicale delle immagini di Viaggio a Tokyo e, in generale, dello stile ozuiano, prediligendo il campo lungo o medio ai campi lunghissimi del maestro, in un riadattamento contemporaneo e – celierebbe Godard – probabilmente influenzato dalle immagini televisive. Il tofu del signor Takano è nondimeno un esempio lodevole di cinema popolare in senso alto, capace di creare un senso di intima tenerezza sia tra i personaggi, sia tra questi e il pubblico.

Giuseppe Gangi, www.ondacinema.it