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LA BELLE ÈPOQUE

di Nicolas Bedos (Francia / 2019 / Commedia / 110')

04, 05*, 06 febbraio

*Versione originale con sottotitoli in italiano.

Victor e Marianne sono sposati e ‘inversi’. Lui vorrebbe ritornare al passato, lei andare avanti. Disegnatore disoccupato che rifiuta il presente e il digitale, Victor è costretto a lasciare il tetto coniugale. A cacciarlo è Marianne, psicanalista dispotica che ha bisogno di stimoli e ne trova di erotici in François, il migliore amico di Victor. Vecchio e disilluso, Victor accetta l’invito della Time Traveller, una curiosa agenzia che mette in scena il passato. A dirigerla con scrupolo maniacale è Antoine, che regala ai suoi clienti la possibilità di vivere nell’epoca prediletta grazie a sontuose scenografie e a un gruppo di attori rodati. Tutto è possibile, bere un bicchiere con Hemingway o sparare sull’aristocrazia del XVIII secolo. Victor sceglie di rivivere il suo incontro con Marianne, una sera di maggio del 1974 in un café di Lione (“La belle époque”). Sedotto dal fascino dell’attrice che interpreta la sua consorte a vent’anni, Victor col passato trova il futuro.

Scheda tecnica

  • Titolo Originale

    La Belle Èpoque

  • Regia

    Nicolas Bedos

  • Paese, anno

    Francia,2019

  • Genere

    Commedia

  • Durata

    106'

  • Sceneggiatura

    Nicolas Bedos

  • Fotografia

    Nicolas Bolduc

  • Colonna sonora

    Anne-Sophie Versnaeyen

  • Montaggio

    Nicolas Bedos

  • Interpreti

    Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Fanny Ardant, Pierre Arditi

Recensione

Ricordare per ritrovarsi, superando le insidie del tempo che passa. La belle époque di Nicolas Bedos – presentato Fuori Concorso nella Selezione Ufficiale di Cannes 2019 – è un malinconico ed esilarante affresco dei tempi che furono, spesso tanto agognati ma difficili da ristabilire. Protagonista di questo necessario tuffo nel passato, il sessantenne disilluso Victor (uno straordinario Daniel Auteuil), reduce da una conflittuale separazione dalla moglie Marianne (Fanny Ardant), una donna nevrotica e insoddisfatta che non faceva che riversare le proprie insoddisfazioni sul marito, alla ricerca di un buon motivo per essere infelice, diverso dal semplice e inesorabile passare del tempo. Impossibilitato ad accettare la separazione dall’amore della propria vita, Victor decide di rivolgersi al singolare servizio offerto dall’imprenditore Antoine (Guillaume Canet), grazie al quale è possibile scegliere un momento storico o  della propria vita che si desidera rivivere, con tanto di attori, storyboard e ambientazioni perfettamente ricostruite, come in un vero e proprio film. Dapprima, Victor si approccia alla cosa in modo completamente disilluso, ma poi l’interazione con la versione giovane della propria moglie, la bellissima e carismatica Margot (Doria Tillier), lo porta a rivivere le stesse emozioni di quel momento magico degli anni ’70 in cui incontrò la donna di cui è ancora innamorato, nonostante sembri tutto finito. Mentre l’attrice cerca di gestire la difficile relazione con l’iracondo Antoine, fatta di intemperanze e continui litigi, causati dalla pressoché totale mancanza di autocontrollo dell’uomo. Ciò che sorprende di un film come La belle époque è come il suo regista, a soli 39 anni, riesca a mostrare una tale saggezza nelle sguardo, concentrandosi sulla coppia e sulla società con una prospettiva indulgente ma allo stesso tempo disperata. Soprattutto considerando il fatto che ha scritto una sceneggiatura di tale complessità completamente da solo, probabilmente forte della propria esperienza a teatro. Il film di Nicolas Bedos è un equilibrio perfetto di dialoghi serrati ed esilaranti, scenografie suggestive e recitazione di qualità, coronato da una regia che offre ad ogni personaggio la giusta prospettiva sotto i riflettori. Una pellicola dalla spiccata originalità nella messa in scena, che riesce a chiudere perfettamente tutti i capitoli aperti, parlando di come le relazioni subiscano continue trasformazioni con le quali è necessario stare al passo, se non ci si vuole perdere. E di come la messa in scena, e quindi lo stesso cinema, possa essere un’ancora di salvezza anche per chi lo interpreta (o lo fa), permettendo di elaborare  attraverso il rapporto empatico con un personaggio le proprie emozioni e i propri irrisolti. Così sia la donna di mezza età che si separa credendo di rinascere nella relazione con il proprio analista, più giovane di lei, sia la coppia litigiosa che non riesce a trovare l’incastro perfetto, si ritrovano accomunati dalla necessità di fermarsi e vedere l’altro da una prospettiva esterna, per ritrovarsi. Ricominciando ad apprezzare quella bellezza che li unisce ancora ma che si ritrovava appannata dalla tentazione di proiettare fuori ciò che andava aggiustato dentro di sé, per essere nuovamente in grado di amare e farsi amare.

Virginia campione cinematographe.it