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LA CADUTA DELL’IMPERO AMERICANO

di Denys Arcand (Canada / 2018 / Commedia / 127')

22, 23, 24 ottobre

Il trentaseienne Pierre-Paul ha un dottorato in filosofia e un’intelligenza superiore alla norma, ma deve lavorare come fattorino per avere uno stipendio. Un giorno, durante una consegna, si ritrova nel bel mezzo di una rapina finita nel sangue senza testimoni. Ad un passo da lui, giacciono incustoditi due borsoni pieni di banconote. Dopo averci riflettuto pochi secondi, Pierre-Paul ruba il malloppo, innescando una serie di reazioni a catena e un cambiamento radicale della propria vita e non solo.

Scheda tecnica

  • Titolo Originale

    La Chute De L'Empire Américain

  • Regia

    Denys Arcand

  • Paese, anno

    Canada,2018

  • Genere

    Commedia

  • Durata

    127'

  • Sceneggiatura

    Denys Arcand

  • Fotografia

    Van Royko

  • Colonna sonora

    Louis Dufort, Mathieu Lussier

  • Montaggio

    Arthur Tarnowski

  • Interpreti

    Louis Dufort, Mathieu Lussier - Interpreti: Alexandre Landry, Maripier Morin, Rémy Girard, Louis Morissette, Maxim Roy

Recensione

I CRIMINALI DA STRAPAZZO DI DENYS ARCAND

Nella recensione de La caduta dell’impero americanoHollywood Reporter definisce il nuovo film di Denys Arcand come un “Pretty Woman per socialisti“. Una buffa locuzione in cui è racchiusa tuttavia l’essenza di una pellicola in cui la dimensione della commedia, non priva di elementi di romanticismo, è coniugata alla consueta riflessione del regista canadese a proposito dei meccanismi sociali, politici e culturali della nostra epoca  meccanismi da sempre al centro del cinema di Arcand, autore esploso sulla scena internazionale poco più di trent’anni fa, nel 1986, grazie a Il declino dell’impero americano, accolto da un successo sorprendente in tutto il mondo e diventato il film franco-canadese più visto di sempre. l suggestivo titolo de Il declino dell’impero americano alludeva alla teoria a partire dalla quale una docente di storia si poneva il seguente interrogativo: “L’esasperata ricerca della felicità individuale che osserviamo oggigiorno nella nostra società non può essere, in fin dei conti, storicamente legata al declino dell’impero americano a cui stiamo cominciando ad assistere?“. A oltre tre decenni di distanza, e dopo la malinconica analisi sulla crisi morale di una generazione espressa nel 2003 nell’altro suo film di culto, il sequel Le invasioni barbariche, Denys Arcand affida a un altro titolo emblematico, La caduta dell’impero americano, la descrizione di una società in cui non solo il potere economico ha acquisito un ruolo preminente, ma in cui la mediocrità sembra essere il nuovo paradigma per conseguire un’affermazione personale. Un paradigma rafforzato, nelle parole del protagonista, proprio dalla situazione politica negli Stati Uniti dell’epoca di Donald Trump: “Gli imbecilli adorano i cretini“. E Pierre-Paul Daoust, interpretato da Alexandre Landry, è tutt’altro che un imbecille: eppure, nonostante abbia trentasei anni e un dottorato in filosofia, non è ancora riuscito a trovare un ruolo sociale adeguato e si accontenta di lavorare come fattorino. Il film si apre non a caso al tavolo di un locale, con la conversazione in cui Pierre-Paul, rassegnato di fronte alla mediocrità che domina la civiltà occidentale, espone alla sua fidanzata, la segretaria Linda Demers (Florence Longpré), i motivi per cui persone come loro non avranno mai successo nella vita. Un prologo contraddistinto dall’infallibile ironia di Arcand e che richiama alla mente il formidabile incipit di The Social Network, verso il quale presenta più di un’analogia. La banda di gangster sulle tracce della refurtiva, ma soprattutto una coppia di detective della polizia impegnati a tenere d’occhio Pierre-Paul diventano le componenti di rischio di un film in cui le convenzioni dell’heist movie sono appena un pretesto: 

Arcand si muove sul filo della parodia ma senza mai perdere l’equilibrio, e adotta gli strumenti della commedia per mettere in luce contraddizioni e ambiguità morali di personaggi divisi fra la legge e il crimine, rompendo così qualunque forma di manicheismo. E se il titolo poteva lasciar presagire una satira feroce, alla prova dei fatti La caduta dell’impero americano rivela invece un umorismo ben più delicato, veicolo di uno spirito umanista considerato l’unico antidoto contro l’individualismo sfrenato e le ingiustizie sociali. Uno spirito di cui Pierre-Paul e la sua banda finiranno per diventare, contro ogni aspettativa, i più orgogliosi alfieri. 

Stefano Lo Verme movieplayer.it