LA MORTE È UN PROBLEMA DEI VIVI
(Finlandia, Italia / 2023 / Commedia / 98')
25, 26, 27, 28 novembre
Risto e Arto sono vicini di casa, ma non potrebbero essere più lontani di così: il primo è un impresario di pompe funebri schiavo della ludopatia, ha una moglie da cui si sta allontanando, una suocera alcolizzata e un figlio per cui è presente solo a volte; il secondo è un mite educatore in una scuola per l’infanzia. La ruota gira per entrambi nel modo più inaspettato quando Risto si ritrova schiacciato dai debiti e ad Arto viene diagnostica una condizione più unica che rara, cioè l’essere dotato solo del 15% di materia cerebrale. Da vicini di casa, Risto e Arto, divengono così una strana coppia di becchini che deve svolgere il lavoro sporco per un’attività illegale molto particolare.
Recensione
La morte è un problema dei vivi appoggia la sua forza sulla questione del genere che oscilla in maniera fluida tra il dramma nordico di critica sociale, l’assurdità goliardica di una commedia nera e il tragico racconto di dolore umano. Su questo gioco d’intenti e di emozioni suscitate, che trasporta il pubblico dalla risata al dolore nel passaggio di un’inquadratura, troviamo due personaggi completi, scritti con una rotondità che li rende tanto reali quanto filmici. Tanto unici quanto esempi canonici del loro carattere. C’è il truffaldino giocatore dai rapporti caotici e la dubbia moralità, che le circostanze trasformano in un Caronte pentito. C’è anche un neo-uomo di latta dal cuore buono ma senza cervello (letteralmente) a cui la vita non ha dato niente ma che, almeno al cinema, si prende tutto: la scena, la trama, l’affetto del pubblico. Infine c’è la musica, inaspettata terza protagonista, che travolge il racconto, creando lungo la strada una serie di quadri sonori che accompagnano la visione e arricchiscono l’esperienza. La morte è un problema dei vivi, anche perché i vivi sono gli unici a poterli avere. Gli ingredienti sopracitati sono poi inseriti in un’opera che risulta leggera nonostante sfiori nel suo viaggio questioni forti: la dipendenza, l’alcolismo, l’infedeltà, lo sgretolarsi delle relazioni, la cattiveria dell’uomo. Nikki attraversa la sofferenza ma la immerge in un contesto surreale che non ti lascia alcuna pesantezza. La morte è un problema dei vivi è uno di quei film completi che dovrebbero apparire di più al cinema, in un panorama commerciale che sta continuando piano piano a svincolarsi dalla dicotomia cinema d’autore “alto” e cinema d’ intrattenimento “basso”. E ci dona anche, e forse, una morale. Vogliamo infatti pensare che la “fiaba” dimostra che in un mondo disperato la bontà giace in chi è senza pensieri, ovvero senza malizia, ovvero senza cervello. Letteralmente.
Gioia Zurlo, www.taxidrivers.it
Che regista magnifico, Teemu Nikki. Il finlandese quasi cinquantenne, con una manciata di titoli, si è imposto come una delle poche novità degli ultimi anni. Ha proposto una Finlandia diversa da quella nota nei circoli cinefili, lontana dall’autorialismo alla Kaurismäki, e riscritta secondo il carattere di genere. Basta guardare Il cieco che non voleva vedere Titanic, finora il suo capolavoro, per verificare il profondo amore verso i generi, compreso il bis, sprigionato da uno cresciuto a colpi di VHS consumate, di magliette da fandom – che indossa tuttora -, seppure distante dalla videoteca di Tarantino e molto meno ostentativo. La sua formazione è dentro le storie e dentro le immagini. Come nella sequenza di quest’ultimo film, in cui un personaggio rientra a casa a sorpresa e trova la moglie a scopare con un altro, sgamandola dalle scarpe maschili all’ingresso, in una gag degna dell’erotico italiano. La morte è un problema dei vivi è una commedia nera, ma non è solo una commedia nera. Il film, in sala dal 4 luglio 2024 con I Wonder, vede protagonisti due attori feticcio di Nikki, Pekka Strang (Risto) e Jari Virman (Arto), che hanno già ampiamente popolato questo universo; in tal senso simile a Kaurismäki nella capacità di costruire un cosmo chiuso con regole proprie e immediatamente riconoscibile, abitato dagli stessi volti.
Emanuele Di Nicola, www.nocturno.it