LA MORTE È UN PROBLEMA DEI VIVI
(Finlandia, Italia / 2023 / Commedia / 97’)
05, 06, 07, 08 febbraio 2024
La morte è un problema dei vivi, racconta la storia di due amici, Rristo Kivi, un uomo dipendente dal gioco d’azzardo, e Arto Niska, a cui è rimasto soltanto il 15% del suo cervello.
I due per lavoro guidano carri funebri e sono noti per essere i conducenti più economici nel settore. Rristo e Arto, però, sono due conducenti molto particolari: recuperano i corpi di persone decedute in modi assurdi.
Per motivi completamente opposti tra loro, nelle loro vite è andato tutto storto, ma l’uomo senza cervello e quello senza cuore si ritroveranno a giocare con le loro stesse esistenze per recuperare tutto ciò che hanno perduto.
Recensione
In attesa di vedere il suo nuovo film, proponiamo un’intervista al regista fatta in occasione dell’uscita del suo precedente film.
Mi pare che uno dei temi cardine de Il cieco che non voleva vedere Titanic (2021) sia il cinema, la nostalgia di un cinema che non c’è più. Il protagonista è un cinefilo che è rimasto fermo, per forza maggiore, ai film precedenti la sua disabilità, a Carpenter soprattutto e al primo Cameron. Ora ci sono i film Marvel a rappresentare Hollywood e l’impoverimento
è evidente. Ha voluto dare questa chiave di lettura al film?
Teemu Nikki: I film di Carpenter e tutti quei film di genere degli anni Settanta e Ottanta sono quei film con cui sono cresciuto. Ogni volta che qualcuno mi chiede quale sia il mio film preferito, io rispondo
che sono i film di genere degli anni Ottanta. Volevo costruire un protagonista che non pensasse al proprio passato perché i film stessi sono il suo passato, quando non era malato. La cosa divertente è che credo che i film di genere degli anni Ottanta siano quelli che hanno influenzato maggiormente il mio lavoro, anche se non ci penso mentre lavoro,
e non ho idoli… Eccetto Carpenter. Guardando i miei film è facile capire
che amo questo genere, amo sorprendere il pubblico e metterlo in situazioni scomode insieme al protagonista.
Come mai Titanic è un esempio così negativo, un punto di svolta
tra il cinema buono e quello brutto?
T. N.: Titanic è stato concepito per essere il più grande film mai realizzato, un po’ come poi quelli della Marvel. Tutti sanno che non ho visto Titanic, per il fatto che fosse stato praticamente costruito per essere il più grande successo di sempre, per essere un puro blockbuster. Credo che James Cameron ci abbia un po’ delusi realizzando Titanic.
Ci possono essere vari modi di rendere la condizione di non vedente in un mezzo visivo quale il cinema, come quello radicale dello schermo monocromo di Blue di Derek Jarman. Tu hai concepito questa fotografia dai colori estremamente scialbi, e poi i titoli in carattere braille. La macchina da presa è sempre centrata poi sul volto del protagonista. Come hai scelto questa soluzione?
T. N.: Non ho mai visto Blue, ma comunque non avrei potuto applicare quella soluzione al film. Credo che sia importante che noi
si veda il protagonista in modo da poter percepire quello che lui sente. Inoltre lo sfondo è sfocato perché, per me, è quello che Jaakko sente
e pensa che stia accadendo. Le riprese sono praticamente l’immaginazione di Jaakko anche per come lui pensa che il mondo appaia intorno a lui.
Quali pensi che saranno le reazioni del pubblico al film?
T.N.: Non lo so, spero che il pubblico si goda il film perché
è divertente ma allo stesso tempo duro e toccante. Ma so che il pubblico penserà a com’è difficile la vita quando hai delle disabilità e spero che possa comprendere meglio le persone con disabilità grazie a questo film.
Giampiero Raganelli, www.quinlan.it.