Promo

LA NATURA DELL’AMORE

un film di Monia Chokri
(Canada, Francia / 2023 / Commedia / 110’)

Sabato 15 giugno, ore 21.30

Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)

In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.

Recensione

Sophia è una professoressa di filosofia del Quebec, quarantenne colta e benestante, da tempo sposata con Xavier. Insieme ai loro amici d’estrazione medio-borghese, i due conducono un’esistenza tranquilla, per quanto ormai priva di passione. L’incontro con Sylvain, l’operaio chiamato a restaurare la casa sul lago della coppia, sconvolge finalmente la vita ordinata di Sophia: irresistibilmente attratta dall’uomo, travolgente e rude tanto quanto il marito è educato e distaccato, la donna si fa coinvolgere da un amore totale e trova il coraggio di seguire la sua passione. La distanza culturale e i pregiudizi dei due amanti finiranno però per ostacolare la relazione.

In passato attrice per Xavier Dolan (in Gli amori immaginari e Laurence Anyways), nei lavori da regista Chokri, québécoise anche lei, ha scelto uno stile simile a quello dell’amico e collega: un cinema dallo stile formalista ed esibito, in cui immagini curate al limite dell’estetizzante riproducono la superficialità delle trame e i toni tra l’eccessivo e il grottesco.

La natura dell’amore è un melodramma, e come tale parla soprattutto in termini visivi, affidando alla caratterizzazione dei personaggi – gli abiti, l’ambiente in cui si muovono, le parole che usano, i gesti che compiono, anche le urla che emettono – il compito di esprimere le loro emozioni e i loro desideri.

Sophia (interpretata da Magalie Lépine Blondeau, un vulcano sul punto d’esplodere) è bella, elegante, composta, veste tailleur color beige, così come suo marito Xavier (Francis-William Rhéaume) indossa colori spenti e parole monotone (in una discussione arriva a sostenere che una vita tranquilla e senza sesso è preferibile a una ansiosa). L’altro vertice del triangolo, che in breve tempo diventerà un semplice gioco a due, è il rude Sylvain (Pierre-Yves Cardinal, che aveva un simile ruolo da oggetto del desiderio in Tom à la ferme di Dolan), definito invece da un look da hipster anni Duemila, barba folta, camicia da boscaiolo, cappello da baseball, scarponi e bicipiti gonfi… Tre maschere, dunque, tre stereotipi che affermano al primo sguardo frustrazione sessuale, assopimento e irruenza. Il film gioca con i modelli figurativi e narrativi che si diverte a squadernare, compresa ovviamente l’attrazione degli opposti che unisce Sophia e Sylvain, e con un tono tipicamente “dolaniano”, cioè sguaiato e liberatorio, prova a scardinare entro le regole di una tipica storia d’amore impedita.
di Roberto Manassero, mymovies.it