LA NOSTRA TERRA
(Polonia, Serbia, Lituania / Drammatico - Storico - Animazione / 114')
Sabato 07 Dicembre – ore 20.00
Domenica 08 Dicembre – ore 18.00
Jagna è una giovane ragazza di rara bellezza, che conduce una vita soddisfacente e privilegiata accanto alla madre. È anche un’artista, che si esprime attraverso i ritagli di carta. Le leggi del villaggio le impongono però di accasarsi, perciò, pur nutrendo una passione clandestina per Antek, Jagna è costretta ad accettare la proposta di matrimonio di suo padre, il vecchio Bolyna, primo e più ricco contadino del villaggio, rimasto vedovo da poco. Ma la gelosia di Antek, i pettegolezzi, le superstizioni dei paesani e la sete di possesso, che infiamma tutti quanti, nessuno escluso, si accaniscono su di lei.
L’affresco delle quattro stagioni, la vita di campagna, descritta con cura e autenticità negli interni domestici e negli esterni dei campi, la vividezza dei costumi e la straordinaria ricchezza antropologica delle tradizioni culturali del popolo, anche e specie là dove evocano o esorcizzano le ombre di una società, sembravano attendere soltanto di essere ravvivati dalla luce e dal movimento, in una parola dal mezzo del cinema.
Recensione
Non è difficile immaginare perché, dopo l’esperienza di Loving Vincent, salutata con grandissimo favore dal pubblico, e specialmente in Polonia, i coniugi Welchman abbiano visto nell’opera “I contadini”, del premio Nobel Wladyslaw Reymont, la materia giusta per rimettere in moto il loro rotoscopio.
La tecnica è la stessa del lungometraggio precedente, girato con gli attori e poi ridipinto fotogramma per fotogramma in post-produzione. Narrativamente, invece, il film è impostato come un melodramma senza tempo, radicato apparentemente tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento ma pensato chiaramente come un apologo universalmente valido.
La nostra terra è infatti il racconto di un eterno ritorno, ciclico come le stagioni che segnano i quattro volumi del romanzo e i capitoli del film. In gioco ci sono le forze più profonde che muovono le società degli uomini: l’erotismo, il conflitto tra l’aspirazione alla libertà e il bisogno di appartenere a una comunità, la necessità di identifificare un capro espiatorio, e soprattutto c’è lei, la terra, simbolo per eccellezza di un destino che dà e che toglie, vivifica e annienta, ricordando periodicamente all’uomo che non è misura delle cose, ma solo ospite di passaggio. La scelta di mettere al centro del film la figura di Jagna, schiacciata nella sua volontà di autodeterminazione da un sistema patriarcarle che non lascia scampo (e che ha tra i più violenti sostenitori proprio le donne del villaggio) illumina il radicamento storico di una questione, quella femminile, che non smette di essere attuale, e permette un finale aperto all’interpretazione, reintegrando nel quadro lo spettatore, che fino ad allora aveva assistito passivamente al precipitare degli eventi.
Marianan Cappi, www.mymovies.it