LA PARANZA DEI BAMBINI
sabato 23/02 - ore 21.00
domenica 24/02 - ore 16.00, 18.00 e 20.30
Prezzi riservati ai Soci
Intero: 6,5 euro
Ridotto: 5,5 euro (over 65 anni, under 14 anni)
Prezzi al pubblico
Intero: 7 euro
Ridotto: 6 euro (over 65 anni, under 14 anni)
Recensione
Napoli 2018. Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò vogliono diventare ricchi alla svelta, comprare abiti firmati e motorini nuovi. In particolare Nicola, la cui madre gestisce una piccola tintoria non resiste alla tentazione di entrare a far parte di una ‘famiglia’ camorrista. Il furto di una pistola lo fa sentire più uomo anche nei confronti di Letizia che gli è entrata nel cuore al primo incontro. In poco tempo diventa il capo del suo gruppo. Nicola ha 15 anni.
Saviano non poteva trovare migliore interprete di questa innocenza di Claudio Giovannesi la cui filmografia è tutta incentrata su quella dualità osservata con amore e con quella compassione priva di pietismo che risale all’etimologia del vocabolo latino: ‘patire con’. L’aver trovato poi nel giovane pasticcere Francesco Di Napoli lo sguardo giusto per reggere, anche nei primissimi piani, questa intenzione ha chiuso il cerchio. Napoli è teatro della vicenda ma non è quella di Gomorra. Se la serie televisiva di straordinario successo planetario ha le caratteristiche del noir qui sono l’osservazione dei personaggi, il mutare della psicologia di Nicola ad essere al centro dell’attenzione. Lui, che ha assistito alla prevaricazione della richiesta del pizzo a sua madre, si ritrova ad andarlo a sua volta ad esigere in altro contesto salvo poi coltivare il pensiero di poter fare giustizia eliminandolo nelle aree che ritiene di controllare. Da quando ha un’arma pensa di poter ripristinare, attraverso quel possesso illegale, proprio giustizia e legalità nel suo mondo.
Se Novalis, citato in preapertura del romanzo, affermava “Dove ci sono bambini c’è un’età dell’oro” Giovannesi e Saviano ci ammoniscono su come sia facile sperperare quel capitale umano. Non solo a Napoli, dove i motorini sfrecciano e le pallottole ci mettono un attimo a falciare vite, ma in tutte le periferie del mondo in cui la cultura è assente oppure si presenta come una casa in cui entrare in punta di piedi ma solo per sentirsi benestanti. Allora si può accedere come Nicola e Letizia a un palco del San Carlo continuando però a sognare il concerto della star locale del genere neomelodico. In fondo sempre di ‘amore’ si parla, nell’opera come nella canzonetta. Oppure come in un’antica serenata che, dopo una serata di dissipazione, ricostruisce l’atmosfera di un passato che si è ormai dissolto in un mondo senza padri e senza memoria in cui tutto, anche i sentimenti più profondi, si misura con il metro della legge del più forte.