LA RELIGIONE DELLA LIBERTÀ
(Italia / 2025 / Documentario / 40’)
Martedì 15 luglio, ore 21.30
Saranno presenti i registi del film. In collaborazione con Il Bruco – Circolo Operaio di Magrè
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno
al 1° piano di Palazzo Toaldi Capra, in Sala Affreschi.
La programmazione potrebbe subire variazioni.
Recensione
Documentario sulla vita dell’intellettuale antifascista e partigiano Antonio Giuriolo, vicentino che fu raccontato nel celebre romanzo di Gigi Meneghello “I piccoli maestri” e morì combattendo sull’Appennino bolognese 80 anni fa.
Note di regia
La religione della libertà nasce come un breve ritratto per ricordare Antonio Giuriolo, “Capitan Toni”, a ottant’anni dalla sua morte. Una figura significativa per la Resistenza veneta e italiana, spesso limitata alla memoria locale, ma che merita uno spazio più ampio nella coscienza collettiva.
Nel corso della ricerca, il progetto si è ampliato, portandoci a riflettere sull’importanza dei “piccoli maestri” della Resistenza: educatori capaci di trasmettere pensiero critico e ispirare giovani a opporsi finalmente alla dittatura. Dietro molti gruppi di studenti partigiani o resistenti c’erano figure come Giuriolo, in grado di proporre una cultura come spazio di confronto e ricerca, non come propaganda. Ricostruire la loro formazione e le radici del loro dissenso non serve solo a comprendere la Resistenza storica, ma anche a riflettere sul valore della libertà oggi.
Il documentario ha un’apparente veste divulgativa: intende offrire una base di conoscenza su Giuriolo e sul contesto in cui ha vissuto, senza però fermarsi a un livello puramente informativo. Vuole essere un punto di partenza per interrogarsi sul significato della resistenza quotidiana, sul sacrificio personale e sulla ricerca di una libertà autentica.
Il film segue la ricerca di due studenti, vicini per età a Giuriolo, nel tentativo di comprendere il suo desiderio di capire e il suo impegno concreto. Giuriolo avrebbe potuto adattarsi al regime fascista, prendere la tessera del partito, insegnare e godere dei privilegi legati alla sua estrazione borghese. Invece, scelse l’opposizione, la fatica dello studio, il confronto con libri proibiti dal regime, rifiutando l’omologazione e il conformismo.
La sua passione per la montagna diventa simbolo di questa ricerca interiore e del rigore morale: luogo di resistenza fisica, di solitudine e confronto con se stessi. La fatica dello studio e l’impegno nel comprendere ciò che è complesso diventano strumenti di una resistenza culturale che precede e prepara quella armata.
Abbiamo cercato di raccontare questa complessità senza retorica, bilanciando testimonianze dirette, ricordi familiari, materiali d’archivio e narrazione visiva. L’obiettivo è offrire uno spazio di riflessione su cosa significhino libertà e impegno civile, ieri come oggi. Giuriolo ci insegna che resistere non è solo opporsi a un regime, ma anche compiere ogni giorno scelte difficili, nel nome della coerenza e della dignità personale.