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LA VITA ACCANTO

un film di Marco Tullio Giordana
(Italia / 2024 / Drammatico / 110')

21, 22, 23, 24 ottobre

Ispirato all’omonimo romanzo di successo di Mariapia Veladiano La vita accanto, il film è ambientato a Vicenza negli anni compresi fra l’Ottanta e il Duemila. Racconta di una ricca e influente famiglia vicentina composta da Maria, dal marito Osvaldo e dalla gemella di quest’ultimo, Erminia, celeberrima pianista. Dopo anni di tentativi, Maria mette finalmente al mondo Rebecca, attesa con grandi aspettative. Ma la neonata, per il resto normalissima e anche molto bella, presenta una vistosa macchia purpurea che copre metà del viso e diventa per la madre a un’ossessione. L’adolescenza di Rebecca sarebbe segnata dalla vergogna e dall’isolamento, se fin da piccola non rivelasse invece straordinarie doti musicali.

Recensione

Con Marco Tullio Giordana sul set de La vita accanto tra speciali coincidenze, poetici rimandi e talenti straordinari, ecco la genesi di un film immaginato e scritto da Marco Bellocchio con Gloria Malatesta.

Si dice sempre che i film vanno visti in sala, ma non si dice mai che i critici dovrebbero andare anche sul set. Se non spesso, almeno ogni tanto. Per vedere come nascono quei sogni a occhi aperti, come lavorano i registi, gli attori e i loro collaboratori. Perché i set sono luoghi di apparizione, cerchi magici, campi magnetici che ogni regista abita e solo in parte domina a suo modo. Tanto più quando il film prende forma scavando nelle zone meno illuminate dell’animo umano. E magari passa di mano in mano come è successo a La vita accanto, progetto lungamente accarezzato da Marco Bellocchio, autore della prima sceneggiatura con Gloria Malatesta, poi proposto dallo stesso Bellocchio a Giordana.

Ma torniamo sul set. Giordana è tranquillo, rilassato, palesemente felice. Due parole con lo scenografo Luca Gobbi, e le gelatine alla finestra fanno calare sul palazzo l’effetto notte, una notte striata da nuvole autentiche e provvidenziali. Un gesto per vietarci di fotografare il costume di Valentina Bellè, e le riprese ripartono in un clima così sereno che se lo vedessimo in un film non ci crederemmo. I registi amano evocare Zen e forze magiche. Noi preferiamo credere alle buone idee, cioè alle idee verificate a fondo e al lavoro ben fatto. Come quello che traspare dal diario segreto di Maria, la madre di Rebecca. Un quaderno istoriato di magnifici disegni eseguiti dallo stesso Bellocchio, come sua abitudine, sulla sceneggiatura originaria del film, che Giordana ha trasformato, aggiungendovi testi e citazioni di suo pugno, nel Diario della madre di Rebecca per dare all’interprete, Valentina Bellè, una storia, un passato, una profondità su cui lavorare. Tornato a Roma, dopo un’infinita serie di altre coincidenze, ricevo una mail da Giordana che mi permetto di citare: “Ieri abbiamo girato la scena forse più toccante e difficile del film dove le strepitose conturbanti Valentina Bellè e Beatrice Barison hanno regolato i conti fra Madre e Figlia strizzando da sé tutto il non detto, tutto il non mai possibile da dire. Alla fine non erano in lacrime solo loro ma tutto il reparto fotografia che le riprendeva e i tre satrapi dietro il monitor del DIT (Digital Imaging Technician, ndr): Roberto Forza, Elio Gentili e me. L’animismo risiede nel fatto che ieri sarebbe stato il 110mo compleanno di mia madre e credo che dai grandi pascoli del cielo abbia protetto e ispirato le stupende fanciulle e me.” All’improvviso mi torna in mente la domanda festosa con cui mi sono sentito salutare prima di ripartire, alla fine della giornata sul set. “Non è stato il giorno più felice della tua vita?” Il tono era affettuoso, non ironico, semmai complice. Sì, per me era stata una giornata meravigliosa. Ma con ogni probabilità Marco Tullio Giordana parlava anche di sé.

Fabio Ferzetti, www.hollywoodreporter.it