LAGUNARIA
Venerdì 23 giugno, ore 21.30
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.
Recensione
Avvolta da un’aura epica e di mistero, Venezia è la protagonista di un documentario raccontato in chiave fantastica e ancestrale. Una voce narrante femminile, che sembra provenire da un tempo remoto, accompagna le immagini della laguna e del centro storico, chiedendosi se quella città magica sorta sulle acque sia mai esistita davvero. Uno sguardo mitico e insieme attuale ad un luogo unico al mondo ma capace di evocare sensazioni e temi universali, incitando anche alla riflessione su questioni sempre più urgenti come il cambiamento climatico e l’overtourism.
Da diversi anni il regista veneziano Giovanni Pellegrini, con la propria casa di produzione e distribuzione Ginko Film, sta raccontando la sua città nel progetto audiovisivo “Venezia Liquida”, che attraverso corti e lungometraggi vuole restituirne l’anima più autentica e il suo rapporto speciale e fondativo con l’acqua. Se il precedente documentario La città delle sirene era incentrato sull’inondazione avvenuta a Venezia nel novembre 2019, in Lagunaria Pellegrini alza l’asticella slegando del tutto il racconto dalla cronaca e accentuandone la dimensione mistica.
Parlare al passato di una città presente, tentando di intravederne il futuro: probabilmente, non esiste città più adatta a questo approccio di Venezia, eterna eppure fragile, luogo senza tempo e sospeso come da un incantesimo. Qualunque persona sia mai stata almeno una volta a Venezia, sa come sia impossibile descrivere pienamente l’esperienza. In questo senso, la scelta del regista di ammantare il racconto di leggenda si rivela azzeccata e originale.
La voce fuori campo della narratrice Irene Petris, le musiche di Filippo Perocco, e soprattutto le immagini (frutto di cinque anni di girato) dei canali e della laguna, dove il cielo si confonde nel mare, contribuiscono all’atmosfera rarefatta e al senso di mistero attorno a Venezia, città alla ricerca costante di un equilibrio tra acqua e terra, ambiente naturale e urbano. Lì dove, citando Proust, “le abitazioni fanno pensare a luoghi naturali, ma di una natura che ha creato le proprie opere con un’immagine umana”.