LE ASSAGGIATRICI
(Italia / Drammatico / 124')
Sabato 29 marzo – ore 20.00
Domenica 30 marzo – ore 16.00 e 18.15
Rosa Sauer, insieme ad altre sei donne, viene costretta per anni a sedere a tavola per assaggiare il cibo destinato ad Adolf Hitler con lo scopo di verificare che non sia avvelenato. Tra le sette donne, che ogni giorno potrebbero perdere la vita, si intrecciano rapporti che implicano sia la solidarietà che il possibile tradimento. l film si ispira al romanzo omonimo di Rosella Postorino vincitore del Premio Campiello nel 2018. La scrittrice era rimasta colpita dalla vicenda reale di Margot Wölk, una segretaria tedesca costretta dal 1942 ad assaggiare il cibo destinato ad Hitler quando risedeva nella “Tana del lupo”. Lo scopo era, ovviamente, quello di evitare un avvelenamento. La donna tenne queste segreto per sé sino quasi alla morte quando decise di parlarne. Postorino non ebbe modo di incontrarla ma, sulla base della sua narrazione, costruì la protagonista del romanzo.
Recensione
Il cinema di Silvio Soldini ha da sempre prestato una grande e profonda attenzione all’universo femminile, avvicinandolo con curiosità e rispetto per scrutarne le sfumature, anche le meno visibili. In un’intervista di diversi decenni fa ha dichiarato: “A dispetto dei tempi, credo in un cinema che sia ancora capace di uno sguardo particolare e preciso sul mondo”. Compiendo per la prima volta un balzo indietro nel passato, realizzando quindi il suo primo film ‘in costume’, Soldini continua la riflessione sul corpo delle donne violato. In questo caso le protagoniste sono costrette a mettere a repentaglio quotidianamente la propria vita mentre le si considera quasi delle privilegiate. Si nutrono di ciò che mangia il Führer mentre intorno a loro, con il passare del tempo, si fa sempre più fatica a trovare del cibo.Soldini ci mostra il progressivo crearsi di legami e di rivalità all’interno del gruppo. Rosa è berlinese rifugiatasi in campagna presso la famiglia del neomarito chiamato al fronte. È, per alcune, l’estranea, la cittadina, quella che viene da fuori. Tutte però sono state scelte in quanto tedesche ed è questo particolare punto di vista che offre ulteriore originalità alla riflessione. Qui non si tratta di una persecuzione nei confronti di ebrei, comunisti, omosessuali e comunque ‘diversi’. Qui la diversità, che però diviene necessaria alla sopravvivenza del Capo, è data dall’essere donne.Non ci sono assaggiatori ma solo assaggiatrici. Gli uomini sono presenti ma si collocano intorno al tavolo. Sono le guardie e il cuoco. Chi deve mettere a repentaglio giorno dopo giorno la propria esistenza però sono loro: le donne.Soldini le accompagna con una camera che le affianca sia nei momenti collettivi che in quelli in cui possono emergere i sentimenti più intimi e magari, come nel caso di Rosa, più contraddittori. Lo fa con una partecipazione che è simile, volendo fare un parallelo, a quella che Margarethe von Trotta aveva avuto per le mogli di Rosenstrasse. Anche in quel caso si trattava di donne ariane che si opponevano a un sopruso. Scegliendo però, a differenza di quel film, la cifra non della rievocazione da parte di un personaggio, ma l’immersione diretta in una situazione in cui nessuna opposizione era consentita perché il Potere aveva buon gioco su un gruppo ristretto una cui appartenente, in aggiunta, era una fanatica nazista.
Ne nasce un film che merita la visione dimostrando che un vero autore può rimanere se stesso anche tentando nuove strade ed affrontando storie che sembrano lontane nel tempo ma che possono purtroppo ripresentarsi, mutando magari forme, nella storia di quella che chiamiamo umanità.
Giancarlo Zappoli, www.mymovies.it