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LE LINCI SELVAGGE

un film di Laurent Geselin
(Francia / Documentario / 82')

Venerdì 27 Dicembre – ore 20.30

È un silenzio “di facciata” quello delle montagne della Giura. Per lo più sovrastato dalla polifonia di musica, voice over e suoni ambientali che scandisce il ritmo del documentario di Laurent Geslin Le linci selvagge.

RASSEGNA 𝘼𝙇𝙏𝙄𝙏𝙐𝘿𝙄𝙉𝙄 – 𝙡𝙪𝙤𝙜𝙝𝙞 | 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙞𝙚 | 𝙨𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙𝙞 in collaborazione con
Trento Film Festival e Club Alpino Italiano – Sezione di Schio

Recensione

Al suo esordio dietro la macchina da presa, che arriva in sala a circa due anni di distanza dal completamento dell’opera, il fotografo francese ci trasporta infatti in Svizzera alla scoperta di una specie animale a rischio di estinzione: la lince eurasiatica – reintrodotta nel territorio circa cinquant’anni fa. E a spasso tra i faggi e gli abeti del bosco, Geslin si apposta con la stessa cura del predatore di cui è alla ricerca per seguire la nascita di una famiglia di linci e raccontarne lo sviluppo attraverso le stagioni della vita. Mostrandone i primi passi durante la stagione degli amori e trascorrendo nove lunghi anni in osservazione, spettatore di dispute territoriali, sessioni di caccia e momenti di svolta o pericolo.Al di là di tutto però, al di là delle suggestioni e delle sinuose panoramiche che compongono gli 80 minuti di girato, la questione sollevata dal film è, ancora una volta, essenzialmente umana. Non tanto per le controversie legate al rapporto tra il nostro sguardo e il paradosso della (ir)riproducibilità del reale – di cui tanto, almeno in questa sede, abbiamo avuto modo di discutere. Quanto per l’inevitabile dialettica tra presenza umana e mondo naturale che il regista, attraverso la messa in mostra di luci e ombre – là dove i progetti di reinserimento della specie, l’attività dei biologi e la cura della foresta-giardino si oppongono agli abusi dei bracconieri e all’inarrestabile antropizzazione dei territori limitrofi alla montagna – prova a raccontare a 360 gradi.
Sebbene rimanga forse da chiedersi se perfino l’occhio meccanico della macchina da presa, pur fotografato nel ruolo di testimone di una speranzosa rinascita, non sia invece già una “prima” manifestazione della continua violenza perpetrata dall’uomo nei confronti della natura. Che culmina nello sparo che, inesorabile, squarcia la notte della foresta violandone lo spirito e i suoi fantasmi.
Dario Boldini, www.sentieriselvaggi.it