MARCELLO MIO
(Francia, Italia / 2024 / Commedia / 121')
30 settembre e 01, 02, 03* ottobre
* Versione originale sottotitolata in italiano.
Dopo una sigaretta e una canzone, Chiara Mastroianni si veste da uomo e ‘diventa’ suo padre Marcello. Davanti allo specchio si incolla i baffi, infila occhiali e cappello e si mette a parlare in italiano. Fuori Parigi scorre sotto i suoi passi, intorno i suoi cari si inquietano. Il suo gesto interroga, infastidisce e turba sua madre, Catherine Deneuve, i suoi ex più emblematici, Benjamin Biolay e Melvil Poupaud, e la regista Nicole Garcia, che con Chiara progettava di girare un film. Soltanto Fabrice Luchini, partner di casting, si mostra entusiasta alla maniera di un bambino, prende il gioco sul serio e abbraccia il senso di meraviglia che ne deriva.
Recensione
Quando durante un provino Nicole Garcia dice a Chiara Mastroianni di non essere soddisfatta delle sue battute, specificando di volere “più Mastroianni e meno Deneuve”, l’attrice entra in crisi. Già qualche istante prima il fantasma del padre era apparso in bagno, come immagine riflessa in uno specchio. E nella prima scena abbiamo già visto Chiara girare uno spot, sulle note di Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco, su una fontana, truccata come Anita Ekberg. Improvvisamente quindi nella vita di Chiara Mastroianni, irrompe dal fuori campo della memoria personale e della storia del cinema la figura del padre Marcello. A questo punto la donna decide di entrare in pieno in questa allucinazione, di performarla in prima persona. Così annulla la propria identità, di attrice e di figlia, e diventa Marcello Mastroianni. Indossa gli occhiali e il cappello come in 8 e 1/2, l’abito elegante come in Ginger e Fred ed esce per la strade di Parigi parlando solo in italiano. La incoraggia in questa sorta di mascheramento edipico l’amico attore Fabrice Luchini, che avrebbe sempre voluto girare un film con Marcello Mastroianni, e forse ora intravede la possibilità di vivere un sogno. L’ex fidanzato Melvil Poupaud e la madre Catherine Deneuve appaiono inizialmente scettici e preoccupati, ma poi accettano il gioco perché forse anche per loro sta per iniziare un viaggio nel passato. Chiara quindi diventa Marcello, e come in un piccolo e narcisistico film di Nanni Moretti porta con sè tutte le persone che ama in questo camuffamento-omaggio, pieno di tic e gag un po’ confuse. Poi a lungo andare Marcello mio diventa anche il personalissimo “viaggio in Italia” di Chiara Mastroianni e Christophe Honoré. Il “falso” Marcello canta Una storia importante di Eros Ramazzotti in concerto, per poi scendere a Roma, dove la RAI lo coinvolge in uno show televisivo sensazionalista e kitsch come il nostro Paese oggi. E da lì altre fughe verso altre mete paterne: la Fontana di Trevi e Formia, la spiaggia de La dolce vita.
Il divertissement di Christophe Honoré omaggia i topoi del cinema di Mastroianni senza avere la pretesa archivistica e citazionista del cineasta accademico. Tutto scorre con la semplicità di una storia privata, di una confessione recitata da assecondare con affetto e complicità. A scapito della materia “meta” Marcello mio non è quindi un film intellettualistico, né morboso. Il gioco dei ruoli impone la sovrapposizione dell’identità di Marcello su quella di Chiara. Ma non ciò non toglie che il film sia anche, se non soprattutto, una messa in gioco del rapporto tra lo stesso regista e Chiara Mastroianni. Nel filmare l’omaggio della figlia al padre, il regista francese entra nella vita pubblica e privata della protagonista e realizza così il suo ennesimo omaggio a Chiara Mastroianni, che infatti sta al cinema di Honoré come Marcello Mastroianni a quello di Fellini. E quindi Marcello mio è un film sul padre, certo, ma anche sul suo definitivo esorcismo liberatorio. Che vede in Chiara Mastroianni l’incarnazione perfetta di tutta una generazione di figli costantemente costretta a misurarsi con il peso e le immagini del cinema dei padri.
Carlo Valeri, www.sentieriselvaggi.it