MAURO CORONA. LA MIA VITA FINCHÈ CAPITA
(Italia / 2024 / Documentario / 88’)
Venerdì 04 luglio, ore 21.30
In collaborazione con CAI Sezione di Schio. Biglietto ridotto Soci CAI
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno
al 1° piano di Palazzo Toaldi Capra, in Sala Affreschi.
La programmazione potrebbe subire variazioni.
Recensione
“Qui giace Mauro Corona, uomo iniquo e perverso. Pregare per lui è tempo perso”. Mauro Corona, scrittore, scultore e alpinista, conosciuto dal grande pubblico per la sua presenza al talk-show “Carta bianca” condotto da Bianca Berlinguer, viene mostrato sotto una prospettiva più intima, nella quotidianità delle sue giornate quando si sposta, per esempio, con la sua Fiat Panda per le strade di Erto o mentre si trova nella sua abitazione. In un viaggio avanti e indietro nel tempo, ripercorre alcuni momenti più importanti della sua vita, partendo dall’infanzia difficile ed evidenzia il profondo legame che ha con il territorio e le sue passioni personali.
Come lui stesso ha affermato, è composto da tre dna; la manualità l’ha ereditata dal nonno, la passione per i libri dalla madre e la vita all’aria aperta dal padre.
C’è solo un momento in cui la sua immagine diventa pubblica ed è quello in cui si sta collegando con “Carta bianca”. Per il resto Mauro Corona – La mia vita finché capita è soprattutto una lunga confessione a cuore aperto, tra problemi privati (quelli di salute dei figli che gli hanno impedito di andarsene) e le violenze subite dalla madre e tragedie che hanno colpito il suo territorio come il disastro del Vajont del 1963 di cui porta ancora degli indelebili segni nella sua memoria. Inframmezzato dalle conversazioni/duetti con Piero Pelù (che lo definisce ‘un metallaro’ e ‘un’anima blues’), Davide Van De Sfroos ed Erri De Luca (coetaneo di Corona, essendo entrambi nati nel 1950), porta alla luce parte del Corona-pensiero, dal concetto di reputazione, al rapporto con la paura fino all’ombra della morte, già annunciata da quel beffardo epitaffio sui titoli di testa.Questa prende forma soprattutto nei momenti toccanti in cui passa davanti le abitazioni degli amici che non ci sono più e di fronte alla tomba della madre. Il ricordo diventa parte integrante del documentario. Nei suoi discorsi viene anche omaggiato Mario Rigoni Stern (“il più grande filosofo del pianeta” lo ha definito Corona). E sono le rughe sul suo viso ma anche la brillantezza del suo sguardo che mostrano il suo continuo rapporto col tempo, tra passato e presente, tra “gli ostacoli su un sentiero che oggi vengono aggirati e non più saltati”, le arrampicate sulle rocce e il legame con gli amici con cui gioca a morra cinese.Diretto da Niccolò Maria Pagani che ha seguito Corona per sette mesi, tra riprese e montaggio, nella vallata di Erto dove vive, rivela il lato più autentico e meno provocatore del personaggio. I testi sono tratti dal suo romanzo “Le altalene”, pubblicato da Mondadori nel 2023 in cui lo scrittore si lascia andare al flusso dei ricordi.
Simone Emilini, www.mymovies.it