MI FANNO MALE I CAPELLI
(Italia / 2023 / Commedia/ 83’)
Domenica 11 agosto, ore 21.00
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.
Recensione
Monica soffre di una forma di alterazione della mente, la sindrome di Korsakoff, che le fa perdere i contorni delle cose e non le permette più di riconoscersi. Suo marito Edoardo, che la ama profondamente, l’ha allontanata dalla Capitale per poterle restare accanto nella loro casa al mare: una casa che potrebbe andare in vendita per saldare il debito di una causa legale andata a finire male (e forse per i costi della malattia). Ma Monica trova un suo modo di ritrovarsi attraverso una sua omonima: Monica Vitti, in cui la donna si rispecchia, e della quale ripete a memoria le battute facendole sue, eliminando ogni soluzione di continuità fra la vita dell’attrice sullo schermo e la sua vita nella quotidianità.
Proprio come fa la protagonista di questo film sperimentale e accorato, doloroso fin dal titolo (che è una celebre battuta cinematografica della Vitti) eppure attraversato da una brezza leggera, da un sottile alito di speranza.
Roberta Torre, regista e autrice di soggetto e sceneggiatura (con la collaborazione di Franco Bernini), traccia attraverso il montaggio di immagini tratte dai film di Monica Vitti – da La notte e L’eclisse di Antonioni a Le coppie, da Teresa la ladra a Polvere di stelle, da Amore mio aiutami a A mezzanotte va la ronda del piacere – sapientemente accostate ad altre immagini provenienti da film più sperimentali – Limite di Mario Peixoto, Le tempestaire di Jean Epstein, Quando l’occhio trema di Paolo Gioli – un percorso poetico che attraversa due vite (anzi quattro, perché oltre alle due Monica ci sono Edoardo, testimone silenzioso, e Alberto Sordi, presenza imprescindibile).
Lo spirito è in parte quello di una Nouvelle Vague ritrovata, ed è eccezionale il lavoro sui costumi e le scenografie (Massimo Cantini Parrini, che riproduce – rinnovandoli – i costumi dei film della Vitti, e Anna Forletta e Flaviano Barbarisi, che ricreano un interno borghese anni Sessanta a colori pastello tutto fuorché Barbie). I “contributi tecnici” (in realtà sono supremamente artistici) più notevoli sono però il montaggio di Paola Freddi e il commento sonoro, che spazia dal free jazz al melodrammatico, di Shigeru Umebayashi (di cui vale la pena ricordare almeno una colonna sonora precedente: quella di In The Mood For Love).
di Paola Casella, mymovies.it