MI OBRA MAESTRA
09, 10, 11 aprile
Arturo (Guillermo Francella) un gallerista d’arte dai modi ammaliatori, sofisticato e talvolta senza scrupoli. É il proprietario di una galleria nel centro di Buenos Aires, città che lo affascina. Renzo (Luis Brandoni) è un pittore scontroso, quasi selvaggio, ormai in forte declino. Detesta il contatto umano ed è al limite dell’indigenza. Il gallerista e il pittore sono legati da un’antica amicizia, ma non hanno praticamente nulla in comune. Il fatto di avere mondi e idee diametralmente opposti genera tra i due forti tensioni e discussioni. Ma nonostante le differenze sono grandi amici. Il film racconta la storia di questa amicizia.
Scheda tecnica
Titolo Originale
Mi Obra Maestra
Regia
Gastón Duprat
Paese, anno
Argentina,2018
Genere
Commedia
Durata
101'
Sceneggiatura
Gastón Duprat
Fotografia
Rodrigo Pulpeiro
Colonna sonora
Alejandro e Emilio Kauderer
Montaggio
Anabella Lattanzio
Interpreti
Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo, Andrea Frigerio, Maria Soldi
Recensione
“Vendo opere d’arte, e il mio segreto è che sono un assassino”. Così si presenta a noi Arturo Silva, gallerista e commerciante d’arte contemporanea innamorato della sua Buenos Aires, prima di raccontarci in flash-back la sua storia. L’amico del cuore di Arturo è Renzo Nervi, un pittore che negli anni Ottanta aveva raggiunto un grande successo, ma che ora è caduto in disgrazia per via del suo carattere impossibile. Renzo è un ubriacone e un donnaiolo, vive nel degrado e nella sporcizia, non si interessa al denaro e campa di espedienti, togliendosi il gusto di insultare chiunque non gli vada a genio – cioè praticamente tutti. Ma come Buenos Aires, sono i suoi difetti a renderlo amabile agli occhi di Arturo. Quando però un incidente confina Renzo in ospedale privandolo temporaneamente della memoria, il pittore chiede all’amico di toglierlo perpetuamente dalla sua miseria esistenziale. Quale decisione prenderà il gallerista?
È impossibile riassumere la trama di Mi obra maestra senza rovinare le tante sorprese di una storia che si segue come una commedia spassosa per situazioni e battute fulminanti, ma si sviluppa come un thriller e raggiunge conclusioni inaspettate.
Forse il modo migliore è quello leggerlo come un buddy movie, ovvero la storia di un’amicizia pluriennale e profonda fra due uomini vicini alla terza età e dediti all’arte, l’uno da un’angolazione commerciale, l’altro da una prospettiva puramente estetica.
È l’arte infatti la femme fatale di Mi obra maestra, quell’arte che talvolta può creare la realtà invece di limitarsi a rappresentarla, e che lega fra loro i pochi individui che la capiscono davvero, ingannando tutti gli altri. Il mondo che circonda l’arte contemporanea, fatto di appassionati, critici e geni incompresi, è descritto in tutta la sua superficiale volubilità e in tutta la sua inconsistenza. Gaston Duprat, regista e sceneggiatore, ritorna su territori noti, avendo già firmato L’artista e Il cittadino illustre, due ottime commedie argentine che avevano a che fare con la natura complessa del lavoro creativo, il primo parlando direttamente di pittura contemporanea, il secondo di letteratura. Accanto a Duprat c’è qui il produttore e amico di sempre, Mariano Cohn, anche co-regista de L’artista.
Mi obra maestra trova inoltre in due grandissimi attori argentini le perfette incarnazioni dei protagonisti: Luis Brandoni nei panni dell’artista egocentrico e asociale, e Guillermo Francella in quelli del gallerista con un buon senso degli affari ma un’ancor più grande capacità di distinguere il talento dalla fuffa – compresa quella che vende. La sceneggiatura sostiene questi due talenti anche se a tratti complica un po’ troppo le cose. Come già nei due precedenti film del regista, Mi obra maestra dipinge (è il caso di dirlo) il ritratto di un mondo e di un Paese in cui l’illusione conta più della realtà, e i rapporti umani possono valere più di un conto in banca.