NON FICTION
29, 30, 31 gennaio 2019
Alain è un editore inquieto che ama Selena ma la tradisce con la sua assistente. Léonard è uno scrittore “confidenziale” che ama sua moglie ma la tradisce con Selena. Depresso e lunare, è impegnato da anni a scrivere lo stesso libro e si definisce narcisisticamente incompatibile con la sua epoca. Tra loro fa la sponda Selena, attrice di teatro convertita alla serie televisiva…
Scheda tecnica
Titolo Originale
Doubles vies
Regia
Olivier Assayas
Paese, anno
Francia,2018
Genere
Commedia
Durata
106'
Sceneggiatura
Olivier Assayas
Fotografia
Simon Jacquet
Colonna sonora
-
Montaggio
-
Interpreti
Juliette Binoche, Guillaume Canet, Vincent Macaigne, Nora Hamzawi, Olivia Ross
Recensione
Non fiction è letteralmente un simposio di idee, dialoghi e riflessioni ad alto voltaggio. L’attenzione punta ancora una volta sulla modernità (Sils Maria) e un’etnografia di comportamenti di dipendenza che ci legano ai “motori di ricerca” dove sfilano le ultime news del mondo. Su questo punto l’autore esprime una malinconia graffiante ma affatto ostile, dispiegando un doppio movimento quasi contraddittorio.
C’è al principio un adeguamento del suo cinema a tutte quelle forme contemporanee della comunicazione, successivamente, una volta apparecchiata la scenografia, Assayas ricolloca alla giusta distanza i feticci della nostra modernità, aprendo il décor a dialoghi vivi come in uno scambio di tennis, lanciando stoccate qualche volta appassionate, sovente caustiche, contro questa nuova realtà di flussi e di schermi a cui nessuno riesce più a sfuggire.
Ma se in Sils Maria i personaggi si scrivevano via SMS, si parlavano su Skype e appena facevano la conoscenza di qualcuno si lanciavano su un computer per ‘googlarlo’, in Non fiction questa intermediazione permanente di schermi e di reti elettroniche si converte in situazioni conviviali e luoghi rituali (brasserie, bistrot, café, salotti, cucine, camere da letto) che aiutano a vivere e a elaborare i colpi della modernità.
I protagonisti siedono ai tavolini dei bistrot parigini oscillando tra nostalgia e futuro anteriore. Aggrappati a conversazioni improvvisate e a bicchieri sempre pieni, discutono sulla meccanica del testo. Perché Alain è un editore e Léonard uno scrittore ed entrambi sono alle prese, ciascuno a proprio modo, resistente o bendisposto, con le nuove tecnologie e la loro influenza sulla lettura e la scrittura.
Concentrandosi sulle mutazioni forti che continuano a spostare i nostri orizzonti letterari, Non fiction fa della virtualità uno strumento romanzesco come il telefono all’inizio del XX secolo. Il film, inoltre, racconta allo stesso modo un cambiamento d’epoca e di cultura, incrociandolo i cammini di creazione e di vita dei suoi personaggi e riformula relazioni e sentimenti ai tempi dei social media.
Senza posa Assayas passa da quello che lo tocca personalmente, ripescando qualche volta nei suoi stessi ricordi (Qualcosa nell’aria), a qualcosa che, invece, è (più) lontano da lui. E lo fa con una serenità che sconfina nella saggezza ma che lascia planare sul suo film un’inquietudine che afferra stretto lo spettatore. La solitudine fuori dai suoi bistrot è sempre in agguato. Il mondo rassicurante dei libri, che si sciupano e assumono una fisionomia individuale secondo la voracità delle nostre letture, si trasforma, creando nuovi punti di riferimento e perdendo i vecchi.
Il film cattura tutti questi cambiamenti senza mai dire “era meglio prima”. Si tratta, sfogliando le pagine sciupate o quelle ancora intonse, di vedere passare la malinconia e di rammentarci il fluire del tempo. Un soggetto magnifico e arduo, messo in scena da un autore in stato di grazia.
Fonte: Marzia Gandolfi