NON VOLERE VOLARE
(Regno Unito, Islanda, Germania / 2023 / Commedia / 97')
28, 29, 30, 31 ottobre
Paura di volare? Nessun problema, l’agenzia Viaggiatori Impavidi organizza corsi per sconfiggere ogni timore e librarsi leggeri nel cielo. È la soluzione scelta da quattro intrepidi (aspiranti) viaggiatori: una donna in carriera, una fashion influencer, il suo goffo fidanzato e un veterano di guerra ancora piuttosto combattivo. Cosa potrebbe andare storto? Per esempio il volo di prova potrebbe essere posticipato. Per esempio, potrebbe esserci un malfunzionamento al motore. Per esempio, i nostri quattro eroi e il loro inesperto accompagnatore potrebbero trovarsi bloccati… in Islanda. Le conseguenze e le reazioni non tarderanno a manifestarsi, con esiti imprevedibili ed esilaranti.
Recensione
Quella di volare è una delle fobie più paralizzanti che perseguitano l’essere umano. Al pensiero di salire su un aereo, in molti sudano freddo. Ma quando l’amore chiama si fa di tutto (o quasi) per superare il panico. Parte da questo assunto Non volere volare, caustica commedia diretta dall’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurðsson. Proprio il terrore del volo ha spinto Sarah (Lydia Leonard) a iscriversi a un corso per superare la fobia e imbarcarsi felicemente con il fidanzato e la figlia di lui alla volta di Capo Verde. Il volo di prova del gruppo dei Viaggiatori Impavidi, che vede altri disperati come Sarah provare a vincere la loro paura, viene però rinviato allo stesso giorno in cui lei dovrebbe partire per le ferie. E così la donna le prova tutte pur di fare in tempo, ma il maltempo ci mette lo zampino e si ritrova bloccata in Islanda nel bel mezzo di una bufera, insieme a un gruppo di improbabili personaggi.
Non volere volare gioca sulle debolezze degli individui. Naturalmente la paura di volare è sintomo di un disagio più profondo, diverso per ognuno dei personaggi, capocomitiva (Simon Manyonda) compreso. Sigurðsson costruisce un prologo radicato nella realtà, cercando di scavare nelle motivazioni della sua protagonista Sarah, per passare poi agli altri. In fin dei conti Non volere volare è prima di tutto una commedia e il regista, che ambisce a fondere black humor inglese e follia scandinava, si affida a espedienti di sicuro effetto come gag slapstick, sequenze concitate ed equivoci à gogo. Il tutto per strappare qualche risata facendo, al tempo stesso, riflettere lo spettatore su difetti e limiti dell’essere umano. Nonostante il titolo impacciato (l’internazionale Northern Comfort è più azzeccato e divertente), Non volere volare scorre veloce verso la conclusione. Gli eventi sono condensati in meno di 48 ore e la commedia si presenta come una folle corsa corale, il disperato tentativo di un manipolo di figure eccentriche che prova a superare le proprie paure, ma si ritrova incastrato in un viaggio da incubo. Niente di particolarmente originale sotto il sole (o meglio, sotto la neve), ma la pellicola si distingue per la capacità di gettare uno sguardo sardonico sul presente, infilando nel calderone famiglie allargate, professioni digitali e teorie del complotto. Il film beneficia dell’ambizione di realizzare un affresco della modernità e riesce ad avere un buon ritmo, con un linguaggio filmico estraneo alle nostre latitudini. La scommessa sarà quella di provocare empatia accostandosi alla paura, con il rischio di allontanare chi delle disgrazie ancora non ha imparato a ridere.
Valentina D’amico, www.movieplayer.it