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NOSFERATU

un film Robert Eggers
(U.S.A. / Horror / 132')

Sabato 11 gennaio – ore 20.00
Domenica 12 gennaio – ore 18.15 e 20.30*
* Spettacolo in Versione Originale Sottotitolata in italiano

E quindi eccoci al cospetto di una Storia che più o meno già tutti conoscono. Germania 1838, città di Wisborg. Il giovane avvocato Hutter, appena sposo di Mia, riceve l’incarico di recarsi in Transilvania per chiudere un affare immobiliare con l’oscuro conte Orlok, da anni misteriosamente recluso in un castello. Presto scopre che il conte è un vampiro ed è ossessionato da Mia. A prima vista potrebbe sembrare che Ellen sia la causa stessa dell’arrivo della mortifera presenza in città perché, come vediamo nel prologo e come poi viene ribadito dallo stesso Nosferatu, è stato il suo desiderio a risvegliare il non-morto e attirarlo a Wisburg. D’altra parte quel desiderio non è che il riemergere di una repressione sociale, di qualcosa che viene costantemente negato e punito. Persino quando Ellen manifesta evidenti problemi il dottor Sievers, che pure è un personaggio con diversi tratti positivi, non può esimersi dal consigliare un corsetto più stretto. Quella che può allora sembrare un contraddizione inconciliabile tra la natura di sirena e di santa di Ellen, è in realtà lo specchio di una femminilità in sé positiva e potente, tanto da sconfiggere il mostro, ma afflitta dalla condizione che la società impone.

Recensione

Del resto il tema era questo anche nel film d’esordio di Eggers, The Witch: anche se là il finale andava in una direzione diversa, la scaturigine di un pericolo femmineo era nella condizione femminile. Servissero altri esempi basterebbe dire che se pur Ellen aveva sognato il vampiro durante la pubertà, entrando in contatto con lui, quegli incubi erano poi tornati sotto controllo e il pericolo ritorna solo quando suo marito decide di ignorarla e lasciarla a casa – va detto che è un uomo affettuoso e lo farà controvoglia, a sua volta vittima di condizioni sociali che cerca di migliorare. C’è poi anche una prospettiva formale molto chiara nel film: il desiderio è invincibile quando confinato nell’ombra, nella notte, quando dunque viene costretto in una sfera repressa, mentre è solo accettandolo e portandolo alla luce che cessa di essere un pericolo. Una lettura che viene rinforzata dal personaggio di Willem Dafoe, corrispettivo del Van Helsing di Bram Stoker ma piegato verso un esoterismo più visionario. Questi dice a Ellen che in altri tempi sarebbe stata una sacerdotessa di Iside, una figura venerabile per le sue doti spirituali e non obbligata a restare a casa a figliare. Formalmente la rilettura di Eggers è impeccabile, riprende il formato dell’immagine dell’originale di Murnau e predilige inquadrature frontali, con sguardo in macchina, che a volte infrange con irruenti stacchi e altre volte invece anima con elaborati movimenti. Continua il sodalizio con il direttore della fotografia Jarin Blaschke, che lavora sulle ombre e su immagini desaturate, cineree e ammalianti, e come in The Northman Eggers si affianca al giovane compositore Robin Carolan, che firma una colonna sonora irruenta come quelle del cinema muto. Una confezione perfetta e artisticamente coerente anche per i costumi e le ricche scenografie, abitata da attori di rara intensità: da una parte Lily-Rose Depp che per certi incredibili movimenti è stata guidata da una coreografa della danza Butoh giapponese, dall’altra Bill Skarsgård ancora una volta irriconoscibile nella sua trasformazione – che per altro si stacca dal modello di Dracula e pure dai precedenti Nosferatu: non ha denti sporgenti, né incisivi né canini, ed è invece un cadavere indurito con ferite scoperte ma ancora con i baffi. Dafoe interpreta poi con il solito contagioso entusiasmo un personaggio, come si diceva, diverso dai precedenti Van Helsing, tanto che il suo nome non è Bulwer come nell’originale di Murnau, bensì Albin Eberhart von Franz in un doppio omaggio: ad Albin Grau, produttore e scenografo del film originale e alla psicologa junghiana Marie-Louise von Franz, che lavorò sugli archetipi della fiaba e fu affascinata dall’alchimia.
Andrea Fornasiero, www.mymoveis.it