ONE LIFE
(U.S.A. / Drammatico / 110')
Sabato 27 gennaio – ore 18.00
Domenica 28 gennaio – ore 16.00
Circola in rete ormai da diverso tempo. Lo si può facilmente rinvenire nella bacheca Reel della propria pagina Instagram, o googlare con altrettanta rapidità. È un video abbastanza breve; mostra un anziano signore seduto nella platea destinata al pubblico di That’s Life!, celebre programma televisivo andato in onda sulla BBC dal 1973 al 1994. La registrazione in questione risale al 1988 e, accanto all’uomo, siede emozionata la moglie Grete. All’improvviso accade qualcosa di inatteso. Le persone chiamate ad occupare il restante numero di sedili in studio si alzano in piedi all’unisono, rivolgendo uno sguardo commosso all’anziano in prima fila. Questi li osserva e visibilmente scosso si asciuga le lacrime sotto agli occhiali da vista, circondato dal calore di un applauso. One Life è la storia di quest’uomo. La storia dell’agente di borsa britannico Nicholas Winton; il quale, alla fne degli anni ’30 riuscì a salvare centinaia di bambini ebrei dallo sterminio nazista.
Recensione
Temporalmente spaccato nel parallelismo visivo di due distanti archi narrativi, il film di James Hawes ripercorre le tappe fondamentali della vita di Winton, mettendo in luce le differenti fasi dell’operazione di salvataggio Kindertransport ed evidenziandone difficoltà e ostacoli lungo il percorso. Il giovane Winton si alterna su schermo alla sua “variante” anziana anni ’80, l’angoscia della missione lascia saltuariamente il posto al desiderio di raccontarne protagonisti e sviluppi. E così il racconto procede; fino al 1988, fino a That’s Life!, fino al partecipato ricongiungimento raccontato in incipit. One Life è la storia di una vita; una vita a cui ricondurne molte – 669 per la precisione. E rappresenta uno di quei rari casi in cui l’urgenza storica prevale sulla tecnica; uno di quei casi in cui il cinema, prima ancora che arte, industria e intrattenimento è chiamato a rivestire il ruolo decisivo di testimone. La figura di Winton, seppur antecedente, è dopotutto almeno umanamente assimilabile a quella dell’industriale tedesco Oscar Schindler, raccontata nel capolavoro di Spielberg del 1994. E che sia chiaro, il film di Hawes non può e non deve essere paragonato – nè a onor del vero tenta di somigliare – all’opera magna del cineasta statunitense. Non ne ha la forza, nè alcune intuizioni visive o concettuali; tanto che il lungometraggio procede per lo più con il pilota automatico, trascinato dalla potenza del reale e sostenuto dal grande cast (Anthony Hopkins, Helena Bonham Carter, Johnny Flynn).
One Life rimane però un racconto necessario. Necessario a ricordare quella parte di Storia scritta da persone comuni, invisibili; necessario a continuare a immaginare la possibilità utopica di un mondo – o anche di un solo uomo – guidato dal disinteresse. Un racconto che ha il merito di restituire il senso di angoscia, corsa contro il tempo e gratitudine di cui la vicenda è permeata. E che merita, e sempre meriterà, il medesimo spazio donatogli da That’s Life! e Hawes a distanza di trentacinque anni.
Che sia su grande o piccolo schermo; o perfino nella bacheca Instagram di qualsiasi utente social. Perché “non è mai abbastanza”.
Dario Boldini, www.sentieriselvaggi.it