PERFECT DAYS
(Giappone, Germania / 2023 / Drammatico - Sentimentale/ 123’)
Sabato 20 gennaio – ore 18.00
Domenica 21 gennaio – ore 20.30
Hirayama conduce una vita semplice, scandita da una routine perfetta. Si dedica con cura e passione a tutte le attività della sua giornata, dal lavoro come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo all’amore per la musica, ai libri, alle piante, alla fotografia e a tutte le piccole cose a cui si può dedicare un sorriso. Nel ripetersi del quotidiano, una serie di incontri inaspettati rivela gradualmente qualcosa in più del suo passato.
Recensione
L’ultimo film di Wim Wenders è tutto qui. Senza particolari twist narrativi o colpi di scena racconta la vita di un uomo “invisibile”, una persona qualunque che fa un lavoro umile, persino degradante, ma che sembra aver raggiunto una serenità interiore inscalfibile. Certo poi qualche cosa succede e alcuni piccoli imprevisti mutano la routine tuttavia niente sconvolge la vita placida e metodica che Hirayama si è costruito. Non è certo un tema nuovo quello che Wenders tratta anzi, di opere che celebrano lo stupore per le piccole cose e per la bellezza del quotidiano il cinema d’autore è pieno – e spesso si tratta di film stucchevoli o insulsi di cui ci si dimentica in fretta. Perfect Days invece, riesce a non scolorirsi nei luoghi comuni e nelle banalità che questo tipo cinema si porta dietro. Al contrario mantiene una grazia e una leggerezza che rendono questa storia sul tempo che passa ritmato da liturgie e abitudini che si ripetono sempre uguali, gradevole e persino commovente. Perché Wenders, il senso del film lo rivela nelle pieghe del racconto. Sin dalla scelta della location, il Giappone, e del nome del personaggio principale, Hirayama, Wenders dichiara che l’ispirazione per Perfect Days arriva direttamente da uno dei grandi maestri del cinema nipponico (e mondiale): Yasujirō Ozu (Shohei Hirayama era il nome del protagonista de Il gusto del saké), del quale cerca di riprendere il tipico stile essenziale e sottrattivo. Proprio come molti dei personaggi di Ozu inoltre, anche l’Hirayama di Wenders sembra accettare con serenità i problemi e le difficoltà della vita senza lasciare che i sensi di colpa, gli errori o le incomprensioni del passato intacchino il ménage che si è costruito. Ma è soprattutto un film di gesti, azioni, emozioni e passioni Perfect Days, di elementi cioè che molto più della narrazione e della trama riescono a creare suggestione. Come il modo in cui Hirayama svolge il suo lavoro: con un impegno, una meticolosità e uno scrupolo che rivela tutta l’umanità del suo spirito. Ma anche per la passione che coltiva per la musica rock degli anni Sessanta e Settanta e fa sì che ogni viaggio in auto da e per il lavoro sia l’occasione per ascoltare un brano di artisti classici come Van Morrison, Lou Reed , The Animals, Patti Smith e molti altri.
«Ci sono tanti mondi dentro lo stesso mondo» dice a un certo punto Hirayama alla nipote, aggiungendo che non per forza questi entrino in contatto fra loro. Ecco, il mondo che più somiglia al Wim Wenders di oggi è proprio quello rappresentato in Perfect Days. Fatto delle sue esperienze, delle sue memorie e le sue passioni. Forse po’ senile, sicuramente anacronistico e di certo non più audace, innovativo e visionario come un tempo . Ma un luogo in fondo dove il regista tedesco può ancora genuinamente innamorarsi del cinema, delle persone e della vita. E non è poco.
Lorenzo Rossi, www.cineforum.it