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PICCOLO CORPO

un film di Laura Samani
Sabato 12 marzo - ore 20.00 Domenica 13 marzo - ore 16.00, 18.00 e 20.30

Inizi ‘900. In un’isoletta del Nordest Agata partorisce una bambina nata morta, e il prete della comunità di pescatori cui appartiene non può battezzarla. Ma la giovane donna non accetta che sua figlia resti “un’anima perduta nel limbo”, vuole riconoscere la sua identità affinché non sia “mai esistita”, e un uomo le indica la possibile soluzione: portare la piccola in Val Dolais, fra le montagne innevate dell’estremo nord, dove “c’è una chiesa in cui risvegliano i bambini nati morti”. Basta un respiro, e si può dare loro un nome, liberandoli dal limbo.

Recensione

Agata intraprenderà il viaggio verso quel santuario a metà fra il religioso e il pagano, con la sua creatura dentro una scatola di legno, e sulla strada incontrerà Lince, un personaggio con molti segreti da difendere. Il viaggio di Agata, come ogni percorso femminile, è una staffetta per portare un poco più avanti il testimone secondo un movimento irreversibile, ed è capace di far ritrovare la propria femminilità anche a chi l’ha negata, a ricostruire il legame indissolubile fra una mamma e una figlia anche in chi, dalla propria madre, è stata rifiutata. È un “viaggio dell’eroina” nel senso drammaturgico più puro, disseminato di prove, antagonisti, mentori e alleati, e Samani ne segue la linea archetipale rimanendo incollata ai corpi e alle cose, essenziale e autentica, tattica e olfattiva, silenziosa e dolente. Agata, giovane donna di mare, si inerpica su per la montagna entrando in un universo a lei ignoto, attraversa una galleria senza sapere se rivedrà mai la luce, si immerge in un lago del quale non vede il fondo: membrane naturali che sono anche tappe di conoscenza e gradini di consapevolezza che contagiano anche Lince. La morbidezza delle immagini nasconde una durezza di fondo che è la piena coscienza di un dolore inaccettabile, perché “il corpo e il cuore non dimenticano”. Recitato in veneto e friulano, Piccolo corpo espone il dialogo fra persone che provengono da microcosmi così ristretti da esprimersi in dialetti reciprocamente incomprensibili, e ciò nonostante si capiscono in quanto condividono lo stesso destino di esclusione. Agata intraprende il suo viaggio da sola perché “non ha pensato di avere paura”, attraversa luoghi dove “le femmine non possono entrare perché se le prende la montagna”, abissi dai quali “non si esce vive”, e in cui lei, come Orfeo, penetra in cerca della sua Euridice. Perché allontanarsi da un figlio può risultare impossibile, “se non hai un nome è come se non esistessi”, e sua figlia quel nome deve trovarlo prima dell’addio.
“Pensi di meritarti questo miracolo?”, chiedono ad Agata. Ma il miracolo vero l’ha fatto Laura Samani, creando un mondo e un’eroina fatti di carne viva intenta a strappare la “carne della propria carne” dalla ineluttabilità della morte, immergendosi nella paura e nel dolore, scendendo in quell’oscurità che ha una sua straziante bellezza, se non è negata, se riconosce a se stessa il proprio nome
Paola Casella www.mymovies.it