SCAPPA.GET-OUT
Mercoledì 18 luglio - ore 21.30
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.
Ora che Chris e la sua ragazza, Rose, sono arrivati al fatidico incontro con i suoceri, lei lo invita a trascorrere un fine settimana al nord con Missy e Dean. In un primo momento, Chris legge il comportamento eccessivamente accomodante della famiglia, come un tentativo di gestire il loro imbarazzo verso il rapporto interrazziale della figlia; ma con il passare del tempo, fa una serie di scoperte sempre più inquietanti, che lo portano a scoprire una verità che non avrebbe mai potuto immaginare.
Scheda tecnica
Titolo Originale
Get Out
Regia
Jordan Peele
Paese, anno
U.S.A.,2017
Genere
Thriller
Durata
103'
Sceneggiatura
Jordan Peele
Fotografia
Toby Oliver
Colonna sonora
Michael Abels
Montaggio
Gregory Plotkin
Interpreti
Daniel Kaluuya, Allison Williams, Bradley Whitford, Catherine Keener, Caleb Landry Jones, Stephen Root
Recensione
Innanzitutto, il film è una denuncia contro il razzismo strisciante di cui è ancora profondamente intrisa la società statunitense, come testimoniano atrocemente i troppi casi di cronaca degli ultimi mesi. In secondo luogo, ponendo a più riprese l’accento sull’ossessione degli Armitage per la fisicità del protagonista e degli altri personaggi black, Peele smaschera le ipocrisie e le manchevolezze della borghesia progressista Usa, i cui sforzi di comprensione e accettazione dell’alterità si riducono a manifestazioni di bieco patronizing e di negazione identitaria. Come inevitabilmente succede, parafrasando Gramsci, quando una cultura egemonica vuole imporre il proprio modello a una cultura subalterna, intestandosi le battaglie e le rivendicazioni di una minoranza. Proprio per questo, in ultima istanza, l’autore propone un monito contro le derive della passività della comunità afroamericana. I corpi dei personaggi di colore che compaiono nel film sono – letteralmente – involucri vuoti, privati di ogni individualità e di ogni carattere significante. Solo ribellandosi, anche violentemente, a questo stato di apatia e rassegnazione, Charlie potrà scampare allo stesso destino di alienazione. Non a caso, i momenti più pericolosi per il ragazzo sono quelli in cui è ricondotto a una dimensione di spettatore immobile e impotente della propria esistenza, attraverso lo schermo del televisore nel seminterrato o, peggio, lo “schermo” del subconscio.
A questo portato critico di pungente acume analitico e di denso valore critico, Peele unisce una sorprendente coerenza stilistica, rifacendosi alla nobile tradizione dell’horror politico degli anni 70 che trova il suo modello archetipico nel romeriano “La notte dei morti viventi”. A differenza di molti horror contemporanei, infatti, “Scappa – Get Out” non procede imperterrito nella rincorsa al gore e allo spavento. Al contrario, tra una citazione di “La fabbrica delle mogli” e di “Rosemary’s Baby”, rinuncia al sangue (fino all’epilogo) e agli effetti speciali per insinuare progressivamente, nelle pieghe di una narrazione solo apparentemente piana, una tensione sottile e penetrante, tanto più disturbante quanto più drammaticamente reale – o quantomeno realistica.
Prodotto per meno di 5 milioni di dollari dalla lungimirante Blumhouse Productions di James Blum, già incoronato come il Roger Corman del nuovo millennio, “Scappa – Get Out” ne ha rastrellati 33 nel primo weekend di programmazione, superando quota 200 milioni al box office mondiale. Alla luce della recente cronaca statunitense, è difficile pensare sia solo un fortunato caso.