SE SOLO FOSSI UN ORSO
(Mongolia, Francia, Svizzera, Qatar / 2023 / Drammatico / 96’)
Martedì 13 agosto, ore 21.00
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.
Recensione
Uzii è un giovane studente che ha tutte le doti per partecipare a un concorso sulla Fisica che gli consentirebbe di ottenere una borsa di studio per frequentare l’università. La sua però è una famiglia che vive sotto la soglia di povertà alla periferia di Ulan Bator. C’è una madre che vorrebbe tornare nella campagna che ha lasciato e dei fratelli minori di cui prendersi cura.
La yurta è la tradizionale abitazione della popolazione nomade della Mongolia. Nelle rare opere a sfondo etnografico che giungono sui nostri schermi siamo stati abituati a conoscerla come luogo quasi simbolico in cui si conserva e perpetua la tradizione. In questo film, girato nella capitale, questa caratteristica abitazione diventa segno di un inurbamento privo di qualsiasi pianificazione sociale destinato a creare solo disagio.
La famiglia di Uzii (il padre è morto e ci sono tre fratelli più piccoli) vive sotto la soglia di povertà anche perché la madre non è riuscita, come si dice con una formula ormai un po’ vuota, ad elaborare il lutto e non si ritrova né nella grande città né nella campagna a cui decide di fare ritorno. Zoljargal Purevedash ci mostra una società che spinge una parte dei suoi membri ad uno sdoppiamento esistenziale che può condurre alla più totale perdita di speranza.
Uzii frequenta una scuola in cui la divisa è impeccabile e in cui apparentemente si è tutti uguali. Anzi, si può essere così diversi al punto da eccellere in una materia grazie anche, se ne osservi il comportamento, ad un insegnante che ama la propria materia e crede nella possibile emancipazione attraverso di essa. Però poi nella propria abitazione finiscono con il mancare i beni essenziali e il rischio di imboccare strade non legali si affaccia con tentazioni allettanti. La scena in cui i servizi sociali si presentano con una nuova attrezzatura per il riscaldamento (il tema dell’inquinamento urbano non viene sottaciuto) per poi scoprire che nella yurta non c’è carbone e che la corrente elettrica necessaria per farla partire è stata tagliata per morosità, è emblematica. Perché dopo aver compiuto strettamente il loro dovere ed avere annunciato una imminente distribuzione di riso da un’istituzione ecclesiastica caritatevole null’altro sembra interessarli.
di Giancarlo Zappoli, mymovies.it