SEX
(Norvegia / 2024 / Drammatico / 118’)
Venerdì 08 agosto, ore 21.00*
* Proiezione in Versione Originale Sottotitolata in italiano
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno
al 1° piano di Palazzo Toaldi Capra, in Sala Affreschi.
La programmazione potrebbe subire variazioni.
Recensione
Colleghi spazzacamini nella Oslo di oggi, due uomini si scambiano confidenze sulla propria vita privata. Entrambi legati a matrimoni monogami e eterosessuali, si trovano ad affrontare esperienze che mettono in discussione le loro convinzioni sulla sessualità e sui ruoli di genere.
La trilogia ideologica di Dag Johan Haugerud si completa con il suo Sex. In realtà l’ordine in cui i tre film del regista norvegese sono arrivati in Italia non è corretto, dato che cronologicamente Sex è il primo della trilogia (presentato a Locarno 2024), seguono Love presentato a Venezia e Dreams, trionfante all’ultima edizione del Festival del cinema di Berlino. Ma stando alle dichiarazioni di Haugerud non è nemmeno questo l’ordine che ha previsto per la sua trilogia, ma è dovuto soltanto ad esigenze festivaliere. L’ordine ideale sarebbe quello di distribuzione dei film in Norvegia: Sex, Dreams e successivamente Love. Questa prolissa e noiosa introduzione sull’ordine dei film è soltanto apparentemente fine a se stessa, ma ci proietta in ciò che è il primo capitolo di questa inusuale, curiosa e nuova triade. Perché sorprendentemente Sex è quello che contiene maggiormente anche gli altri due, è presente il sogno desideroso di Dreams e il rapporto con una nuova scoperta sessuale di Love, e non a caso Sex è il più completo dei tre, quello più riuscito e che riesce perfettamente a calibrare i toni dei dialoghi incessanti – l’intera trilogia di Haugerud ha come protagonista il dialogo – a immagini significative, che raccontano quanto le parole: dalle riprese urbane di Oslo ad una cucina familiare incurata, dove gli avanzi del cibo nei piatti sono evidenti, simbolo di un nucleo che sembrava perfetto ma che probabilmente non ha ancora fatto i conti con le proprie inibizioni.
Perché Sex parla proprio di questo, di come il Paese più progressista del Mondo deve comunque fare i conti con le inibizioni sentimentali, in un contesto dove soltanto apparentemente è tutto ben accetto. E per raccontare questo ad Haugerud basta una battuta, quella che da il titolo a questo articolo dedicato al film; è grazie a quella battuta che i due protagonisti si scambiano che ci viene rappresentato il paradosso di un Paese in cui le relazioni sentimentali e i cambiamenti dei propri desideri devono rapportarsi con il pensiero comune, probabilmente non ancora pronto. Ad eccellere in Sex è come Hugerud non assuma alcun punto di vista giudicante, nessuno ha ragione e nessuno ha torto. Le reazioni all’evento fulcro del film (un uomo etero che ha fatto sesso con un altro uomo) che non ci viene mostrato, sono reazioni tipicamente umane, giustificate da un sentimento che sia quello di una moglie nei confronti del proprio marito, o di un collega sorpreso di non conoscere abbastanza il suo amico, ma che vorrebbe, probabilmente, fare quel passo che lo porterebbe a scoprire lati di sé nascosti.
E l’ennesima chicca che Haugerud ci riserva è all’interno dei sogni ricorrenti dell’uomo sorpreso dall’atto del suo amico, nel suo percorso onirico è presente David Bowie (simbolo del cambiamento) che lo osserva come se fosse una donna, e questa sensazione lo eccita, provoca in lui un desiderio; sogno che si assocerà ad un cambiamento corporale dell’uomo: la sua pelle secca sta morendo, dando vita ad una nuova pelle che vuole venir fuori. Quella di Dag Johan Haugerud è una teorizzazione sulla transizione (non di genere, quanto di desiderio) eccezionale, che assume un senso nella completezza della trilogia e che riesce a farci incuriosire riguardo il futuro autoriale di Haugerud. Dopo Sex – Dreams – Love (con tanto di affermazione e trionfo festivaliero) lo aspettiamo al varco, perché le aspettative verso questo curioso regista scandinavo si sono sensibilmente alzate.
Saverio Lunare, www.addictioncinema.com