TAKEAWAY
Sarà presente in sala il regista Renzo Carbonera per un dibattito di approfondimento. Serata in collaborazione con G.I.E.F.S ( Gruppo insegnati educazione fisica di Schio ) e A.V.I.E.F ( Associazione Vicentina Insegnanti Educazione Fisica)
Maria è una giovane marciatrice desiderosa, con il sostegno del padre, di affermarsi nel mondo dell’atletica. Il suo compagno Johnny, un allenatore radiato per utilizzo di sostanze dopanti, la convince ad assumere dei prodotti chimici realizzati clandestinamente da una persona che conosce e che li vende a caro prezzo. Maria, progressivamente, entra in conflitto con se stessa dopo aver conosciuto Tom, un atleta a cui Johnny aveva rovinato carriera e salute.
Recensione
Renzo Carbonera, dopo l’interessante ed originale ‘’Resina’’, torna ad analizzare le reazioni di un microcosmo di montagna nel momento in cui viene messo a confronto con una realtà che va oltre le nuvole che spesso lo avvolgono. Non è casuale che il film si apra con gli speaker di una radio che commentano il fallimento di un istituto bancario britannico. Il mondo esterno con le sue crisi sembra lontano nel paesino dove i genitori di Maria possiedono un albergo che andrebbe ammodernato nella speranza di veder arrivare turisti al momento latitanti. Anche lì però si è fatto strada il bisogno di emergere a tutti i costi e Johnny sa come alimentarlo. Libero De Rienzo, nell’ultimo ruolo da coprotagonista, riesce a rendere fisica la frustrazione e il bisogno di rivalsa di un uomo che ha smesso da tempo di vedere lo sport come una competizione pulita. Carlotta Antonelli, per parte sua, con un’andatura doverosamente oscillante da marciatrice, finisce con il rappresentare quasi simbolicamente lo stato d’animo di Maria. L’atleta condivide il desiderio di salire sul podio che per Johnny costituisce l’unico obiettivo possibile. Al contempo però avverte nel suo corpo e nella sua psiche la pressione che quelle pastiglie e quelle siringhe le impongono. La camera la segue spesso da vicino cogliendo sul suo volto sia la fatica che i dubbi rispetto alle vie seguite per poter emergere. Carbonera, con questa storia in cui ad ogni passo di marcia in avanti se ne fanno cento indietro sul piano del concetto di sportività, ci ammonisce ricordandoci, a poca distanza di tempo dalle Olimpiadi di Tokyo, che la mala pianta del doping va estirpata innanzitutto come atteggiamento che coinvolge gli atleti in formazione. Senza bisogno di ricorrere a De Coubertin basterebbe ricordarsi che un successo raggiunto con metodi illeciti potrà ingannare chi assiste ma non potrà cancellare nell’intimo di chi ha vinto la consapevolezza dell’inganno.
Giancarlo Zappoli www.mymovies.it