THE FAREWELL
Sabato 22 agosto, ore 21.00
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.
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Recensione
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Il tempo che resta racchiuso in una ritualità fatta di gesti ripetuti spesso e (in)consapevolmente prolungati. Prima che finisca tutto. Non c’è solo un confronto tra il diverso modo di vivere negli Stati Uniti e in Cina in The Farewell. Una bugia buona, secondo lungometraggio di Lulu Wang. Ma soprattutto sembra quasi esserci una mutazione attraverso la figura di Billi. Che è nata e vissuta in America e torna a Changchun quando viene a sapere che la nonna sta per morire. Ma i familiari hanno deciso di tenere nascosta la verità all’anziana donna per farle vivere serenamente gli ultimi giorni. E per far funzionare al meglio il piano, hanno deciso di organizzare velocemente un matrimonio.
Attraverso la protagonista sembra esserci lo sguardo in prima persona di Lulu Wang. La regista è nata infatti a Pechino ma si è trasferita fin da piccola negli Stati Uniti. E The Farewell si porta dietro dei segni autobiografici. Evidenti non tanto nel modo di raccontare la storia, ma in una continua complicità nel modo di parlare tra i personaggi, nei gesti, nelle situazioni. A cominciare dalla telefonata tra Billi e la nonna all’inizio del film. Con la ragazza che cammina per strada a New York e la donna che invece si trova in ospedale in attesa del responso.
The Farewell è basato su una bugia vera. Come recita la didascalia iniziale. E racconta i legami familiari in modo impercettibile, lieve e profondo. In cui la cineasta guarda dichiaratamente al cinema di Kore-eda combinato con l’umorismo bizzarro di quello di Östlund. Evidente nella scena in cui la ragazza arriva in albergo ma non funziona l’ascensore. Dove la colonna sonora al piano (suonata dalla stessa Wang) diventa quasi un altro elemento autobiografico parallelo visto che la cineasta si è formata come pianista classica. Ma ci sono tanti piccoli dettagli filmati in maniera trasparente, quasi con discrezione, ma con una cura e un’intensità notevoli. Come il momento in cui il padre e la figlia cantano insieme Killing Me Softly durante il matrimonio.
Ecco, il confronto Cina/Usa avviene soprattutto a livello percettivo. Di suoni, di sapori. E nel finale si scioglie in un grande abbraccio. Le strada verso l’aeroporto sarà guardata per l’ultima volta così. La prossima volta, anche se si attraverserà lo stesso percorso, sarà comunque diverso. Perché il cinema di impatto immediato di Lulu Wang una cosa determinante ce la dice. Che le cose che noi guardiamo non sono sempre uguali per tutti. Anche se sono oggetti o grattacieli. E neanche per noi. A distanza di tempo. E la stessa cosa accade con le persone.