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THE HOLDOVERS – LEZIONI DI VITA

un film di Alexander Payne
(U.S.A. / 2023 / Commedia / 133’)

01, 02, 03, 04 aprile 2024

New England, Natale 1970. Paul Hunham è un insegnante che non piace a nessuno. Senza una famiglia e un luogo dove trascorre le festività, decide di restare a scuola durante le vacanze come supervisore degli studenti che ancora non sono potuti tornare a casa. Dopo qualche giorno, soltanto uno studente rimane nell’istituto. Si tratta del quindicenne Angus, un ottimo studente ma con un pessimo comportamento, che crea sempre problemi e rischia ogni volta l’espulsione. Oltre a Paul e al giovane, c’è anche la capocuoca Mary, che di recente ha perso suo figlio nella guerra in Vietnam. I tre si ritroveranno a formare un’improbabile famiglia sotto le festività natalizie, condividendo diverse disavventure nelle nevose due settimane che trascorreranno insieme.

Recensione

Intervista al regista.
I tuoi colleghi si aspettano una sorta di sensibilità adulta dai tuoi film – un senso dell’umorismo che è radicato nella realtà.
Ho 55 anni; ero un teenager negli anni Settanta quando i protagonisti dei film erano più simili a persone normali. Improvvisamente lo standard era quanto il cinema poteva avvicinarsi alla vita reale, piuttosto che proporre in qualche modo un antidoto ad essa. Quindi quelli sono sempre stati i film che avrei voluto fare. I miei film aspirano ad avere un certo senso di realismo, addirittura naturalismo. L’altro giorno ho guardato un documentario su Sidney Lumet: quando ha girato Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975), ha detto che non aspirava al realismo, come aveva fatto in molti dei suoi film, ma al naturalismo. Ha anche detto al suo scenografo e alla costumista, “nessuna palette di colore. Non pensate per nulla al design del film; tutto dev’essere casuale – esattamente come nella storia vera. Quindi fate in modo che tutti gli attori indossino i propri abiti; non dipingeremo nessun muro. Niente. Semplicemente usciremo e faremo il film.” È un’ottima indicazione da dare alla tua squadra creativa.
Si può in un film rendere giustizia della vita reale – in tutta la sua bellezza spontanea, umorismo, caos, e piccoli e grandi momenti?
Una bella cosa riguardo l’essere un regista di fiction è che con l’esperienza e tentando di restare connessi, uno può trovare via via meno differenza tra la vita reale e la vita che stai creando sullo schermo. La cosa bella di essere un regista è che la nostra argilla è il comportamento umano. Quello che era davvero bello riguardo i film degli anni Settanta è che la vita nel film rifletteva più che mai la vita vissuta dai cittadini del Paese. La qualità dei film era attribuita in base all’aderenza, non alla distanza dalla vita reale.
I tuoi film sembrano essere popolati da protagonisti che sono scontenti o insoddisfatti – persone che hanno perso il controllo delle proprie vite. Perché?
Perché è facile identificarsi ed è divertente. Io e lo sceneggiatore Jim Taylor nella nostra carriera siamo stati attratti da protagonisti che in qualche modo si avvicinassero a questo archetipo, e per noi è una figura comica.
Come prepari i tuoi attori nelle settimane che precedono le riprese?
Ogni film è diverso, e la maggior parte delle volte ho avuto budget bassi, il che significava che non potevamo portare gli attori sul set molto in anticipo e pagare i costi extra. Ma è bene avere almeno una settimana di prove. L’ideale è se riesci ad incontrare gli attori almeno tre o quattro ore al giorno e leggere le scene, portarli nei luoghi così che possano sentirsi a casa… un’altra cosa importante per me è fare una lettura della sceneggiatura con tutto il cast. Non che la sceneggiatura cambierà, ma è utile per gli attori secondari incontrare le star così che non si spaventino nel giorno delle riprese.
Intervista tratta da Steve Chagollan, www.dga.org