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TONYA

un film di Craig Gillespie

02, 03*, 04 ottobre

Ascesa e declino di Tonya Harding, pattinatrice su ghiaccio statunitense, celebre per essere stata la seconda donna al mondo ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale. Intemperante e dotata di uno stile da outsider, passò alla storia per il coinvolgimento in uno dei maggiori scandali sportivi di tutti i tempi: l’aggressione a danno della pattinatrice Nancy Kerrigan.

Scheda tecnica

  • Titolo Originale

    I, Tonya

  • Regia

    Craig Gillespie

  • Paese, anno

    U.S.A.,2018

  • Genere

    Biografico

  • Durata

    120'

  • Sceneggiatura

    Steven Rogers

  • Fotografia

    Nicolas Karakatsanis

  • Colonna sonora

    Peter Nashel

  • Montaggio

    Tatiana S. Riegel

  • Interpreti

    Margot Robbie, Sebastian Stan, Allison Janney, Paul Walter Hauser, Julianne Nicholson

Recensione

Craig Gillespie, ai più, dirà poco. Australiano, di professione regista, girò nel 2007 un film con Ryan Goslin ben prima che quest’ultimo divenisse l’attore più cool in circolazione. Il film si chiamava Lars e una ragazza tutta sua e Ryan Goslin interpretava Lars, trentenne impacciato e introverso che sfuggiva ogni contatto sociale, salvo poi costruire una bizzarra relazione con una bambola gonfiabile acquistata su internet, portandosela appresso a mo’ di fidanzata e organizzando persino il suo debutto ufficiale in società.

In cerca di altre storie sui generis, sembra che Craig Gillespie sia rimasto colpito da una battuta del futuro presidente degli USA Barack Obama che in uno discorso tenuto durante la propria campagna presidenziale se ne uscì con l’espressione “pulling a Harding”, per alludere al concetto di “tagliare le gambe all’avversario”. Con questa battuta, Obama faceva riferimento ad uno degli scandali sportivi più mediatici di tutti i tempi che vide protagonista la pattinatrice statunitense Tonya Harding, la seconda donna al mondo ad esibirsi in un triplo axel in una competizione ufficiale. Il 6 gennaio 1994, la pattinatrice Nancy Kerrigan fu aggredita dopo una sessione di allenamento per le qualificazioni ai Campionati nazionali e la Harding, in concorso col marito Jeff Gillooly, venne accusata di aver assoldato una persona che colpisse la rivale al ginocchio destro con una sbarra, così da metterla fuori gioco in vista dei Giochi olimpici invernali.

Dalla vicenda esce Tonya, magnifica black-comedy costruita come un mockumentary (i.e. un falso documentario che ricalca i moduli stilistici e narrativi propri del genere, ma con intento parodistico) dove il regista Craig Gillespie mette subito le carte in tavola: dopo i titoli di testa ci informa infatti che il film si basa sulle “interviste totalmente vere, totalmente contraddittorie, prive di ironia” dei soggetti coinvolti, ossia, principalmente, una madre feroce (l’attrice Allison Janney, già genitrice di Juno nell’omonimo film di Jason Reitman e qui perfetta nella parte di LaVona Harding, Oscar 2018 per la miglior attrice non-protagonista), un marito tanto sprovveduto quanto manesco, lo scagnozzo amico del marito che si crede un agente della Cia.

E poi naturalmente c’è lei, Tonya Harding (interpretata dalla bionda Margot Robbie, già partner di Di Caprio in The Wolf of Wall Street di Scorsese). Nata il 12 novembre 1970 a Portland, Oregon, una famiglia disfunzionale di bianchi buzzurri (“white rubbish”), avviata al pattinaggio artistico su ghiaccio dalla perfida madre all’età di quattro anni, snobbata dai critici per i propri modi rozzi e per non sottostare ai canoni estetici d’uso nelle competizioni (le rivali sono bamboline agghindate nei loro tutù rosa e pattinano su musiche soavi, Tonya si presenta spettinata, con costumi raffazzonati e si esibisce su musiche heavy-metal), sbaraglierà la concorrenza riuscendo ad eseguire nel 1991 — prima statunitense nella storia — un triplo axel in una competizione ufficiale. Alla vigilia dei giochi olimpici invernali di Lillehammer del 1994, la Harding verrà accusata di aver azzoppato (o di aver concorso nell’ideazione del piano scellerato, attuato poi da terzi) la rivale Nancy Carrigan e per questo, all’esito di una vicenda mediatica e giudiziaria di impatto mondiale, espulsa a vita dal circo bianco del pattinaggio artistico su ghiaccio.

Ma si sa, la vita va avanti lo stesso, ed è proprio questo il motto di Tonya — ce lo ricorda lei stessa sfondando la quarta parete nella memorabile sequenza finale, dove la ritroviamo boxeuse, un bel po’ di chili e di lividi in più, i piedi stretti nelle scarpette da pugile. Grazie ad un montaggio che si avvale di spezzoni di repertorio, le scarpette da pugile diventano a sorpresa i pattini bianchi della vera Tonya Harding, impegnata ad esibirsi sulle note di The passenger, versione Siouxie and the Banshees, mentre sullo schermo sfilano i volti delle persone coinvolte nella grottesca vicenda.

 

Giulia Dal Santo