TUTTI LO SANNO
sabato 17/11 - ore 20.00 e 22.15
domenica 18/11 - ore 16.00, 18.30 e 21.00
Prezzi riservati ai Soci
Intero: 6,5 euro
Ridotto: 5,5 euro (over 65 anni, under 14 anni)
Prezzi al pubblico
Intero: 7 euro
Ridotto: 6 euro (over 65 anni, under 14 anni)
Recensione
Il ritorno in famiglia di Laura, con i suoi figli, per il matrimonio della sorella minore, se in un primo momento appare come un momento di riunione felice, si trasforma ben presto in dramma: il rapimento della figlia adolescente di Laura fa emergere fratture mai sanate all’interno dei rapporti familiari e personali che hanno radici nel passato e che si trascinano fino al presente, senza soluzione di continuità, oltre il tempo e lo spazio. Le apparenze sono tutto: così Laura se, in un primo momento, appare ricca (sposata all’imprenditore argentino Alejandro che ha fatto restaurare la facciata della chiesa) in realtà deve fare i contri con il fallimento economico della famiglia; Paco è un imprenditore vinicolo di successo, ma alla fine è considerato dalla famiglia di lei come un approfittatore, avendo comprando per pochi soldi il terreno appartenente al padre; la sorella più vecchia, insieme al marito, ha un’avviata attività alberghiera che però non frutta come può sembrare e a malapena la coppia riesce a sopravvivere con una figlia a carico, la piccola nipote e il genero scappato in Germania, per trovare un lavoro a causa della crisi economica. Il rapimento della figlia manda letteralmente in frantumi tutti i rapporti familiari, in cui nessuno si fida più dell’altro, dove il sospetto alligna, nel momento in cui si realizza che il responsabile del dramma è all’interno della cerchia parentale e, ancor di più, il dramma raggiunge il calor bianco quando l’evento traumatico avviene all’interno di un momento massimo di festa come può essere il matrimonio dell’amata sorella minore. La felicità e la tragedia convivono una nell’altra, in una matrioska emotiva che, a mano a mano segreti inconfessabili della famiglia sono disvelati, portano allo strappo del velo di ipocrita apparenza mostrando le macerie dei rapporti umani. Farhadi, cita una serie di fonti cinematografiche occidentali che vanno da Alfred Hitchcock (la scala della torre che ricorda “Vertigo”) a Francis Ford Coppola in una dimostrazione della propria cultura e dell’ampio respiro del suo cinema, fino ad arrivare ad “Anatomia di un rapimento” di Akira Kurosawa, forse la più intima contaminazione compiuta dal regista iraniano in “Tutti lo sanno”. Ma, al di là del gioco citazionistico fine a se stesso, Asgar Farhadi inserisce questo immaginario collettivo all’interno di una struttura filmica tipica del suo cinema: la sceneggiatura solidamente scritta nei minimi dettagli, il cesello psicologico dei personaggi, la grande bravura di direttore di attori – riesce a far recitare insieme Penélope Cruz Javier Bardem (moglie e marito nella vita) controllandone il loro istrionismo e utilizzandone al massimo le capacità attoriali per la riuscita dello sviluppo drammaturgico. Inoltre, il regista iraniano compie un passo in più e agli interni e i primi piani prediletti del suo cinema, alterna scene di gruppo ed esterni dove il paesaggio diviene elemento visivo che indica l’antico isolamento dei personaggi causato da rapporti interrotti e controversi.