UN ANNO DIFFICILE
(Francia / 2023 / Commedia / 118’)
11, 12, 13, 14 marzo 2024
Albert e Bruno, consumatori compulsivi, sovraindebitati, vivono tra schemi meschini l’uno e una vita personale alla deriva l’altro. Sarà attraverso l’associazionismo che avranno entrambi l’occasione di tornare a galla, incontrando giovani attivisti ribelli, allarmisti del clima, amanti della giustizia sociale e dell’eco-responsabilità. Più attratti dalla birra e dalle patatine gratis che dalle vere motivazioni, Albert e Bruno si integreranno gradualmente nel movimento, senza troppa convinzione.
Recensione
Intervista ai registi
Variety: Avete definito il vostro film un “figlio del COVID.” Perché?
Toldeano: La pandemia ha stravolto il modo in cui consumiamo. Ha rivelato chi eravamo e come vivevamo. Pensavamo di essere infelici e poi, quando il 90% delle nostre vite ci è stato portato via, abbiamo pensato “In realtà, avevo una bella vita.”
Nakache: Abbiamo sentito persone dire, “è fantastico, respiriamo meglio,” non ci sono più auto, nessuno per strada, e vedevamo tutte quelle immagini di animali selvatici che attraversano le strade deserte… come se la natura stesse riemergendo mentre gli esseri umani erano in lockdown. Queste immagini e il nuovo stile di vita ci hanno fatto riflettere sulla nuova improvvisa consapevolezza del nostro modo di vivere.
T: Ci siamo sentiti frustrati dal senso di colpa, chiedendoci se potevamo tornare a vivere come prima che tutto questo accadesse. E in quel momento abbiamo realizzato che avremmo dovuto fare un film riguardo questo conflitto interiore e spiegare questa sorta di schizofrenia che la nostra generazione avvertiva. Questa contrasto tra la pienezza che caratterizzava i nostri consumi prima del COVID e la vuotezza che ne è seguita, quando improvvisamente negozi ed aeroporti erano deserti.
N: Siamo cresciuti con pubblicità che ci dicevano che dovevamo consumare e accumulare per essere felici. E il COVID ha dato vita ad una nuova semantica: minimalismo, decrescita, sobrietà e finitezza.
V: Come questa introspezione è diventata un film?
T: Abbiamo iniziato a fare un po’ di ricerche e siamo stati coinvolti in due tipi di associazioni, una che aveva a che fare con l’indebitamento, dove persone che compravano compulsivamente imparavano a consumare meno, e un’altra legata all’attivismo ambientalista. Velocemente abbiamo tracciato alcuni paralleli tra le persone a cui è rimasto poco, e i minimalisti che aspirano a vivere la propria vita pensando principalmente al pianeta. Ed è qui che può nascere la commedia. Nei nostri film, c’è spesso un mantra. In Un anno difficile, è: “Ne abbiamo davvero bisogno? E ne abbiamo davvero bisogno ora?” Queste sono domande che sia i compratori compulsivi in via di guarigione che gli ecologisti si pongono.
V: Il film è il vostro grande ritorno alla commedia?
T: Sì, volevamo riunire le persone che vanno al cinema e farle ridere assieme in sala. E non potevamo creare una commedia senza inserire l’argomento che aveva messo in evidenza l’assurdità e la follia delle nostre vite e che ci aveva fatto mettere in discussione chi siamo e che cosa facciamo su questo pianeta.
V: Questi due anti-eroi sembrano diversi dai vostri precedenti protagonisti.
T: Sì, stiamo maturando – è il nostro ottavo film – stiamo cambiando e siamo interessati a cose diverse. Mescolare commedia e tragedia è nel nostro DNA, ma abbiamo anche nuove prospettive, e va bene perché non vogliamo essere ridondanti.
Intervista tratta da Elsa Keslassy, www.variety.com