UN BEL MATTINO
Domenica 13 agosto, ore 21.00
Anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra
via Pasubio, 52 – Schio (VI)
In caso di maltempo gli spettacoli saranno annullati.
Recensione
Sandra Kinsler, traduttrice consacrata al suo lavoro e al prossimo, vive a Parigi con la sua bambina e il peso di un lutto. Vedova da cinque anni, riscopre l’amore con Clément, un vecchio amico in piena crisi coniugale. Ma quel nuovo sentimento improvviso si scontra con la realtà e la malattia degenerativa di suo padre, un insegnante di filosofia che vive solo e ha bisogno di cure costanti. Per gestire l’irreversibile demenza del genitore, comincia per Sandra e la sua famiglia la dolorosa ricerca di un ‘ricovero’. Tra una vita che si spegne e un amore che comincia, Sandra approfitta di quegli ultimi momenti di complicità col padre e cerca all’orizzonte un nuovo inizio.
Un beau matin è un film semplice e disarmante sulla vita, nient’altro che la vita.
Un racconto che interroga quello che resta quando ce ne andiamo, quello che lasciamo indietro con il ricordo di noi: i nostri libri, le nostre collezioni segrete, i nostri quadri, la nostra lingua, la nostra città, i nostri riti e tutto quello che fa lo spessore di un’esistenza.
Partendo da un’esperienza personale, Mia Hansen-Løve sceglie due regimi di rappresentazione, proprio come aveva fatto nel suo film precedente (Sull’isola di Bergman), meno radicali forse ma sempre distinti. Il travolgimento amoroso si riflette nel lutto di un padre che non è più veramente presente. Un uomo entra nella vita della protagonista e un altro se ne va. Qualcosa muore e qualcosa (ri)nasce spontaneamente, parole e gesti d’amore contro gli assalti di una malattia invalidante.
Mia Hansen-Løve fa del peso del dramma una sorta di pendolo che regola il movimento del film e racconta la brutalità dell’esistenza, esplorando la sofferenza e avventurandosi senza freni sul terreno di una passione ardente.
Un beau matin è senz’altro il film più carnale dell’autrice, alla fatalità della vecchiaia fa eco l’amore contrastato, all’orizzontalità tragica del genitore, ricoverato in clinica, fa eco l’orizzontalità degli amanti, spogliati letteralmente e psicologicamente. Se Melvil Poupaud, fragile e fermo, diffonde sul film il suo fascino opaco, Léa Seydoux è la vertigine erotica che rimanda costantemente al ‘bel mattino’ del titolo. Discreta, naturale e pratica dentro i jeans e sotto un taglio cortissimo, si impone emotivamente e si inserisce con umiltà nel disegno di Mia Hansen-Løve, all’estremo della condizione umana e pienamente dentro la vita. L’autrice rivela la forza dell’attrice, al di là del glamour e dentro una tristezza che non smette di versare lacrime.
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